Due zucche, foto dal profilo Flickr di Melinda Shelton
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La gara della Usl e il Nodo di Perugia. L’importanza del prima e del dopo

 

L’eterno presente in cui siamo immersi elide il prima e il dopo. L’essere bersaglio quotidiano di decine di notizie che si affastellano disordinatamente l’una sull’altra dà luogo a un effetto di assuefazione che fa sì che ogni giorno diventi un nuovo inizio, come se i fatti riportati da quelle stesse notizie non avessero un’origine e non producessero a loro volta effetti. Questo schiacciamento del tempo in un continuo qui e ora è il miglior complice dell’atteggiamento assai diffuso quanto sciatto e pernicioso che porta alla mancata sottoposizione a verifica di dichiarazioni e prese di posizione; o delle opere che si annunciano e di quelle che si portano a compimento. È così che la riduzione della dimensione temporale al solo presente diventa il miglior concime per la crescita della propaganda, un’arte che è la negazione in radice della verifica, della messa alla prova, e quindi dell’evolvere.

Nelle ultime settimane sono accaduti due fatti che territorialmente interessano due zone differenti dell’Umbria e che negano quello che le propagande di poteri di vario tipo sostenevano risolutamente in precedenza. Può essere di qualche utilità collocare questi fatti in una sorta di linea del tempo per capire il funzionamento dell’artificiosità che stiamo tentando di descrivere.

La gara della Usl 2 dell’Umbria

Lo scorso 30 giugno l’Usl 2 dell’Umbria ha bandito una gara per l’affidamento dei servizi di assistenza socio-sanitaria rivolti ad anziane e persone con disabilità che è stata fortemente criticata dalle centrali della cooperazione, dalle associazioni degli utenti e dai sindacati. Si trattava di una gara che affidava i servizi per soli sei mesi, un intervallo di tempo che non avrebbe consentito una programmazione delle attività decente per chi se la fosse aggiudicata, e avrebbe costretto al precariato le decine di lavoratori e lavoratrici coinvolte. Non solo: la gara, seppure in modo camuffato, era ispirata al criterio del massimo ribasso, se la sarebbe cioè aggiudicata non chi avrebbe offerto il progetto e le professionalità migliori, ma chi si sarebbe accontentato della minore remunerazione, altro elemento che – come il primo – si sarebbe ripercosso negativamente tanto su operatori e operatrici quanto sui destinatari del servizio. A queste critiche l’Usl 2 ha risposto con un comunicato stampa diramato il 3 agosto i cui contenuti vale la pena di riprendere alla luce di quanto è successo poi. Con la nota, la direzione strategica (corsivo nostro) di quell’ente ha dichiarato di voler «rassicurare la popolazione in relazione ad affermazioni allarmistiche, gratuite e prive di fondamento, secondo cui verrà ridotta la qualità dei servizi con un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro degli operatori» e auspicava «che il dibattito non scadesse nella disinformazione, attraverso sterili e dannose strumentalizzazioni e confidando in un comportamento corretto e ispirato dalla non ingerenza da parte dei soggetti concorrenti nelle procedure di gara e dei loro rappresentanti di categoria». In sostanza, l’Usl 2 ha divulgato a mezzo stampa che quelle a cui era stato sottoposto il bando di gara non erano critiche nel merito: andavano derubricate ad «affermazioni allarmistiche» e «prive di fondamento». A stare alle notizie diramate dalle fonti direttamente coinvolte, si sarebbe quindi trattato non di una questione di qualità dei servizi offerti e di dignità dei lavoratori e delle lavoratrici che li avrebbero erogati, bensì di un dibattito tra una virtuosa Usl che tiene al bene dei suoi cittadini e qualche scalmanato che mette zizzania, per di più trovandosi in odore di conflitto di interessi, come si lascia trapelare nella chiosa del comunicato del 3 agosto. Questo sarebbe rimasto l’impianto scenico-mediatico: due parti in causa, ognuna con le sue ragioni; per di più con una che accusa l’altra addirittura di propalare «affermazioni allarmistiche». Se non che, lo scorso 12 settembre, a poco più di un mese da quella sdegnata nota stampa, è arrivata per la Usl 2 la smentita più solenne poiché pronunciata dall’assessore regionale alla Sanità in seno alla massima assise umbra: l’Assemblea legislativa regionale. È lì che Luca Coletto ha dichiarato che la gara, già sospesa, «verrà ritirata», e che entro l’anno ne verrà bandita un’altra, con affidamento dei servizi «pluriennale» e «attenendosi strettamente al nuovo codice degli appalti e alle direttive dell’Assemblea legislativa», la quale più volte si è espressa in maniera pressoché unanime affinché si superasse la logica del massimo ribasso almeno in appalti di questo tipo.

La questione del Nodo-Nodino di Perugia

Analoga a questa vicenda è quella del Nodo-Nodino di Perugia, la variante al tratto della E-45 che corre tra Collestrada e Ponte san Giovanni e che è già costata diversi milioni di progettazione. Di questa opera, e del suo futuribile allungamento fino a Corciano, i fautori cantano i meriti a mezzo stampa da anni: si sostiene che sarà la soluzione al traffico che occlude nelle ore di punta non solo quel tratto, ma anche quello del Raccordo Perugia-Bettolle intorno al capoluogo (il tratto delle gallerie, per intenderci). Sarebbe troppo lungo qui esporre i motivi per cui queste, propagate come verità assolute dai pro-Nodo, sono in realtà ipotesi piuttosto strampalate. L’abbiamo già fatto, per chi volesse prendersi la briga di leggere. Riassumendo: quei tratti di arterie si gonfiano di veicoli in direzione di Perugia nelle ore di punta del primo mattino, e in uscita dal capoluogo nel tardo pomeriggio; per questo a poco servirebbe una variante che facesse transitare i veicoli da Collestrada a Madonna del Piano, poco sotto Montebello, per poi riallacciarsi alla E45. Di qui la contrarietà di molti a un’opera che sarebbe sostanzialmente inutile al raggiungimento dei fini per la quale è propagandata, che costerebbe diverse centinaia di milioni, e che presenta diverse criticità dal punto di vista ambientale

Ma quello che più conta ai fini del discorso che stiamo tentando di tessere qui però, è la posizione di alcuni pro-Nodo, che per toni e argomentazioni si trasformano in autentici pasdaran dell’opera. E la questione è strettamente connessa ai ruoli che alcune di queste persone rivestono. C’è ad esempio la consigliera comunale Maria Cristina Morbello, eletta a Palazzo dei Priori con il Movimento 5 Stelle e transitata al gruppo “Tesei presidente per l’Umbria”, che dalle sue pagine social non perde occasione per trasformare ogni incidente che si verifica sul Raccordo Perugia-Bettolle in prossimità di Perugia – con conseguenti disagi al traffico – in un peana per l’opera. Nella foto che vi proponiamo c’è uno screenshot che risale all’8 luglio scorso che fornisce un esempio plastico di questa attitudine: un incidente in una delle gallerie del Raccordo si trasforma in spot per il Nodo.

Screenshot di un post su favcebook della consigliera comunale Maria Cristina Morbello a favore del Nodo di Perugia

Si tratta di un atteggiamento che è portato ai limiti dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Enrico Melasecche, che, per citarne una tra le tante prodotte, lo scorso 28 febbraio ha preso a pretesto questo articolo della Nazione in cui si parla chiaramente di un tamponamento a catena in galleria sulla Perugia-Bettolle per collegarlo alla necessità del Nodo.

Screenshot di un post dell'assessore regionale umbro alle infrastrutture Enrico Melasecche su facebook a favore del Nodo di Perugia

Contro questa vera e propria narrazione avulsa dalla realtà, il comitato che riunisce decine di realtà che si battono contro la realizzazione di Nodo e Nodino ha prodotto argomenti e documentazione a iosa. Ma anche in questo caso, a stare alla rappresentazione scenico-mediatica di questo conflitto, sembrerebbe di stare davanti a due parti più o meno equivalenti, cioè ognuna con le proprie ragioni. Che non sia così, e che ci sia invece una parte che cerca di argomentare e un’altra che non riesce ad andare oltre la propaganda, si è incaricato di dimostrarlo involontariamente una persona al di sopra di ogni sospetto, in una delle massime assise della regione, cioè il consiglio comunale di Perugia. In quella sede, lo scorso 7 settembre, Lamberto Nibbi, responsabile dell’Umbria per l’Anas, cioè proprio l’ente che propone la realizzazione del Nodo-Nodino, ha impiegato un minuto e 11 secondi per smontare il rapporto tra quell’opera e i fantomatici benefici per il traffico sul Raccordo Perugia-Bettolle, come si può desumere dal video che segue. In cui si sostiene che il Nodino non può risolvere quei problemi perché – lapalissianamente – è la variante «a un’altra strada»; e in cui si anticipa che anche con l’eventuale completamento del Nodo fino a Corciano, per avere benefici, occorre «pensare poi che gli abitanti di Perugia lo percorrano, perché c’è pure questo aspetto qua». Il che fa supporre che l’opera, anche qualora dovesse essere completata, potrebbe non essere così competitiva all’attuale Perugia-Bettolle.

Perché appaiamo questi due casi apparentemente così lontani? Perché sia nel caso della gara ritirata dalla Usl 2, sia in quello delle argomentazioni infondate dei pro Nodo-Nodino è opportuno andare al di là delle fonti ufficiali. Le quali, proprio facendo leva sulla loro ufficialità, hanno buon gioco non solo a inscenare un conflitto tra pari anche quando le loro argomentazioni sono evanescenti, ma riescono spesso addirittura a mettere fuori gioco gli antagonisti, magari affibbiandogli gli epiteti di «negazionisti esasperati» e «falsi ambientalisti», per utilizzare la prosa dell’assessore regionale nell’esempio cui abbiamo appena fatto riferimento.

In entrambi i casi – come in molti altri che magari non hanno avuto un esito favorevole come questi – occorre la fatica di ricostruire una linea del tempo: un prima in cui le cose erano state scritte, divulgate e fatte passare come se si stesse pronunciando una sentenza; e un dopo, in cui invece è arrivata la sentenza vera; la verifica, mezzo per evolvere.

Foto dal profilo Flickr di Melinda Shelton

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