L’articolo che segue viene pubblicato in contemporanea con il mensile Altrapagina.
«Sulla guerra e sulle armi parole chiare, per favore»: così scrivevamo nel mese di aprile a proposito dei voti espressi nei due rami del parlamento italiano per il decreto legge sulle armi da inviare in Ucraina. Grazie alla Fondazione Openpolis abbiamo potuto conoscere e riportare il voto espresso da ognuna delle persone elette nei due rami del parlamento nelle circoscrizioni dell’Umbria e della Toscana. Quel decreto legge è diventato norma dello stato (L. 28/2022) dopo un itinerario che ha evidenziato l’ennesima spaccatura tra Parlamento e sensibilità dell’opinione pubblica: quest’ultima per niente unanime (come la quasi totalità di deputati e senatori) nell’accettare la lettura del governo Draghi sul ruolo dell’Italia nel contesto bellico scaturito dall’aggressione russa. Un percorso sviluppato nell’opacità: con il pretesto della sicurezza nazionale non si è avuto il coraggio di indicare il tipo di armamenti che l’Italia ha deciso di inviare in Ucraìna.
Per nulla appagata dall’aver evidenziato i comportamenti dei/delle parlamentari deputati la redazione dell’Altrapagina ha inviato ai rispettivi indirizzi di posta elettronica una lettera in cui si formulavano alcune domande:
1) Ritiene che l’Odg indicato rispetti lo spirito della Costituzione italiana, segnatamente dell’articolo 11?
2) Ritiene che lo stesso Odg, vincolante per il Governo italiano, possa contribuire a far cessare gli scontri armati attualmente in corso?
3) Ha avuto qualche ripensamento, nel frattempo, sulla Sua scelta?
Le domande erano riferite al voto di un ordine del giorno (approvato il 16 marzo) a cui è seguita, l’indomani, l’approvazione della legge
Ebbene delle 17 mail inviate ai deputati solo una ha ricevuto risposta, quella di Valter Verini che riportiamo qui di seguito.
domanda 1) Credo di sì. L’articolo 11 “ripudia la guerra come strumento di offesa…e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”. Le scelte della maggioranza del Parlamento e del Governo sono il contrario dell’offesa: aiutano un popolo e un Paese invasi, massacrati da una grande potenza guidata da un autocrate e da un regime che, prima d’invadere l’Ucraina, vedeva in galera o ammazzati oppositori e giornalisti; chiusi giornali, tv, radio e siti di opposizione. L’Italia, con l’Europa, sta aiutando la Resistenza. Per noi è qualcosa di molto simile a quando gli Alleati aiutarono con le armi la Resistenza italiana a sconfiggere il nazifascismo, per la libertà e la democrazia.
E, per quanto riguarda molti di noi, l’aumento delle spese è finalizzato anche – finalmente – al consolidamento di un vero Sistema di Difesa Europeo.
domanda 2) Non lo so. Me lo auguro. Insieme alle sanzioni può indebolire un regime guarrafondaio che non esita – oltre agli altri orrendi crimini di guerra – a bombardare Kiev anche quando è lì presente il Segretario delle Nazioni Unite! Detto questo, occorre usare tutti i mezzi (e dico tutti) della diplomazia per arrivare ad un vero cessate il fuoco, a vere trattative di pace che restituiscano dignità al popolo ucraino e fermino l’attacco di Putin ai valori della democrazia e della libertà. Ma finora il problema è stato l’atteggiamento di Putin stesso, contrario ad ogni forma di dialogo e favorevole solo all’annientamento di quella resistenza popolare.
Domanda 3) Ho votato per questi motivi e anche perché questa era l’indicazione di voto del mio Gruppo in sostegno alla linea del Governo del quale facciamo parte, di cui il ministro della Difesa è un esponente del mio partito e quello degli Esteri dei 5 Stelle. E so che operano in questi ruoli a sostegno di una idea di Europa fondata su quei valori. Detto questo, guai a criminalizzare chi – su temi come questo che lacera coscienze e interroga tutti – la pensa diversamente. Sono stato alla marcia Perugia-Assisi, a iniziative dell’Anpi, a quella di Firenze dei sindaci d’Europa e penso che la pace sia un obiettivo comune. La politica e i Parlamenti (e i Governi) sono chiamati però, a volte, anche a responsabilità che non si assumono a cuor leggero, ma che in certi casi vanno assunte.
Le altre 16 email non hanno ricevuto alcun riscontro. Le pubblichiamo qui di seguito nell’eventualità che qualche volenteroso lettore/lettrice si volesse togliere la curiosità di sapere come la pensa la persona a cui ha dato il voto per andare alla Camera dei deputati.
In compenso, l’opera certosina di Openpolis (un grazie particolare a Luca Dal Poggetto) ci permette di completare il quadro dei comportamenti parlamentari con i dati riguardanti il Senato. Palazzo Madama ha espresso due voti sul tema: approvando la risoluzione 6-00208 n.1 (01 marzo 2022) presentata da Casini, Faraone, Ciriani, Malpezzi, De Petris, Bernini, Romeo, Castellone. Inoltre votando la fiducia il 31 marzo seguente. Nella tabella l’orientamento espresso nelle due votazioni, Risoluzione e Fiducia.