La sala del Teatro del Pavone, a Perugia
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La storia infinita dei lavori al Teatro del Pavone

 

Quella della riqualificazione e rimessa in sicurezza del Teatro del Pavone di Perugia è entrata di diritto tra le storie infinite che, troppo spesso, sembrano caratterizzare gli interventi che mettono insieme soggetti privati e amministrazioni pubbliche. Perché, la premessa è d’obbligo, questo immobile vede come gestore “Accademia del Pavone”, che è da sempre una srl operante, alla luce delle nuove normative tributarie, in regime di “microsocietà”, con il Comune di Perugia che vi partecipa con una quota del 4.44 per cento.

Per anni il teatro è stato un polo di attrazione che ha animato la vita culturale del centro storico cittadino con un ricco cartellone cinematografico e di spettacoli teatrali, eventi, presentazioni, rassegne e incontri legati a manifestazioni di prestigio, dal Festival del giornalismo a Umbria Jazz. E quel teatro ha rappresentato e rappresenta tuttora un luogo storico, carico di significati per tutti coloro che a Perugia vivono ma anche per i tanti che qui in città sono transitati e che, tra quei palchi e su quelle poltrone, hanno vissuto emozioni. Dopo la lunga gestione Gatti, infatti, la struttura è stata chiusa a causa della necessità di lavori di manutenzione che ne garantissero la sicurezza.

Siamo nel lontano 2011 quando il Comune di Perugia stipula una convezione con Accademia del Teatro Pavone proprio per la realizzazione di un intervento straordinario nel quadro del PUC2 per la riqualificazione del centro storico, finanziato per 200 mila euro dalla Regione Umbria con i fondi del POR/FESR 2007-2013, e per il resto da risorse reperite dalla proprietà attraverso sponsorizzazioni. Da qui ha inizio una saga che sembra non conoscere fine.

Tre anni dopo, ovvero nel 2014, Palazzo dei Priori si assume in carico la gestione diretta degli investimenti e della ristrutturazione del teatro Pavone in quanto, essendo l’Accademia un soggetto privato, non avrebbe potuto ottenere dalla Regione le risorse derivanti dai fondi strutturali. Nel maggio di quell’anno viene quindi stipulato un contratto di comodato tra le parti (Comune e Accademia) per la durata di 12 anni a decorrere dalla fine dei lavori, che presuppone l’utilizzo dei fondi del PUC2 della Regione Umbria, di imminente scadenza, pari a 200 mila euro a parziale co-finanziamento delle opere previste, stimate in 600mila euro totali, mentre per i restanti 400mila si conta di reperire sponsorizzazioni da privati. A dicembre 2014, a un soffio dalla scadenza del bando, il Comune di Perugia approva una nuova delibera (la numero 1753 del 22/12/2014) nella quale, evidenziando l’indispensabilità di tali fondi per la riqualificazione del teatro, richiede alla Regione di sostituire le risorse non godute del PUC2 con quelle di pari importo (200mila euro) derivanti dal programma PAC.

Intanto, però, gli anni passati dalla serrata del Pavone sono già tre e di riapertura, destinazione della struttura e progetti per il futuro dell’immobile non se ne parla in alcun atto ufficiale. A luglio del 2015, sempre nell’ottica di poter giungere a una conclusione rapida degli interventi, l’assemblea del gestore Accademia approva la trasformazione del contratto di comodato d’uso in contratto di usufrutto insieme alle variazioni richieste, ovvero la proroga fino a 15 anni dello stesso, in luogo dei 12 inizialmente previsti. Bisognerà, tuttavia, aspettare il febbraio del 2016 per arrivare all’approvazione da parte di Palazzo dei Priori della delibera che ufficializzerà la stipula e, di conseguenza, aprirà le porte alla possibilità di procedere con le opere di ristrutturazione necessarie. Tutto questo perché – e ci sono voluti due anni per rendersene conto – il Comune non riesce a dare seguito all’accordo del 2014 per sopravvenuta mancanza di sponsorizzazioni (che, è bene ricordarlo, fa venir meno la copertura dei 600mila euro mancanti per il completamento dei lavori). Intanto, però, come si evince nella stessa delibera, a farsi avanti è la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, che mette sul piatto un co-finanziamento di 500 mila euro su un fabbisogno totale per la riqualificazione che nel frattempo è salito a 700 mila euro (confermato dalla delibera n. 125 del 20/04/2016), 100 mila euro in più rispetto alla cifra iniziale. Tuttavia, per la prima volta, compare anche una data di conclusione dei lavori, che viene fissata al 31 dicembre 2017.

Dal lontano 2011, anno in cui si disse che il Pavone avrebbe temporaneamente chiuso i battenti, si arriva così ad aprile 2016, quando si stipula il contratto di usufrutto gratuito di tutto l’immobile da Pavone SRL e Comune per la durata di 15 anni a decorrere dalla firma, in base al quale manutenzione ordinaria, assicurazioni, condominio, sicurezza, utenze e tutti i lavori di ristrutturazione passano in carico a Palazzo di Priori.

Con questo atto pareva si imprimesse un’accelerazione alle operazioni di salvaguardia del teatro ma, ancora una volta, passano più di dodici mesi prima di veder stanziate le risorse da parte degli amministratori perugini. A giugno 2017, infatti, con apposita delibera, vengono destinati 385 mila per il primo stralcio dei lavori conclusi e certificati a settembre 2018. Arriviamo, poi, a maggio 2019 prima di avere un nuovo atto ufficiale di Palazzo dei Priori, che stima in 389 mila euro l’importo necessario al completamento degli interventi, di questi 225 mila saranno nuovamente finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e 164 mila dal Comune da reperire con propri fondi o attraverso cessione di immobili in cambio di opere da parte di imprese e, come nella migliore tradizione delle ristrutturazioni senza fine del pubblico, la conclusione dei lavori viene prorogata al 31 dicembre 2020. Ma, già un anno dopo, ci si rende conto dell’impossibilità di chiudere la partita entro i termini; e dunque, a dicembre 2019, arriva un’altra proroga al 31 marzo 2021 con stipula di un nuovo contratto di usufrutto a uso gratuito a favore del Comune, prolungato per la durata a 17 anni e 6 mesi a decorrere dalla prima firma (con scadenza stimata al 30 settembre 2033).

In tutto questo marasma di cifre, date, proroghe e contratti rimodulati dalle parti, non deve sfuggire un dettaglio di non poco conto: mentre, infatti, negli accordi iniziali l’ente pubblico veniva messo nelle condizioni di gestire la struttura con i termini a decorrere dalla fine dei lavori, nelle successive stipule si comprendono i tempi degli interventi nel periodo di comodato e poi usufrutto. Detto in parole povere, si è trovato un sistema per ottenere capra e cavoli, ovvero finanziamento dei lavori e ritorno del Pavone in mano ai privati in tempi molto più brevi di quelli inizialmente ipotizzati, con tutto ciò che ne consegue. In realtà è bene dirlo, e senza andare lontano – Castiglione del Lago e Foligno ne sono esempi – ci sono tanti modi per far funzionare un teatro e pare che quando le amministrazioni pubbliche prevedono una condivisione della gestione degli spazi con i cittadini per un uso polifunzionale degli immobili, questi teatri o cinema che siano, tornano a riempirsi di vita, a essere un punto di riferimento, un contenitore che crea occasioni e propaga cultura. Un moltiplicatore di interessi che si contaminano e ne attraggono di nuovi arricchendo il territorio e stimolando l’interesse del pubblico.

Tornando alla infinita storia del Pavone, siamo a dicembre 2021 (ovvero a dieci anni dalla chiusura) quando il consiglio comunale di Perugia approva le variazioni di bilancio per il triennio successivo prevedendo l’erogazione di ulteriori 170 mila euro per il completamento della ristrutturazione. E ancora nel 2022 e nel 2023, ci saranno altre variazioni per 150 mila e 400 mila euro destinati al terzo e quarto stralcio dei lavori. Ma, proprio in questi giorni, sul cartellone del cantiere è comparsa la data di ultimazione degli interventi: 31 dicembre 2023. Ci crediamo?

Anche perché a pochi metri in linea d’aria ce n’è un altro di simbolo della vita culturale dell’acropoli perugina che ha subito la stessa sorte, e alla cui vicenda pare non si voglia mettere la parola fine: il teatro Turreno. Quando due indizi, fanno una prova.

L’interno del Teatro del Pavone. Foto di Thomas Clocchiatti da wikipedia

2 commenti su “La storia infinita dei lavori al Teatro del Pavone

  1. In quanto artista, nato e cresciuto in questa (ex) gloriosa città, sono disgustato dall’osceno e colpevole balletto di ritardi, rinvii, dal menefreghismo istituzionale che durante gli ultimi almeno 20 anni ha letteralmente devastato la vita artistico-culturale della città, fino a renderla il deserto che attualmente è: sono i venti anni in assoluto peggiori e più tristi della storia perugina moderna; i venti pesantissimi anni dell’ignoranza al potere, di una città lasciata allo sbando e in balìa dei barbari moderni.
    Venti anni che gridano vendetta.

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