Un'urna elettorale
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Cinque considerazioni sul voto di Terni

 

1 Stefano Bandecchi è stato eletto sindaco di Terni con il minor numero di voti raccolti da un candidato negli ultimi trent’anni, da quando cioè è stata introdotta l’elezione diretta del primo cittadino. L’ha votato un elettore su cinque.

2 L’enorme area del non voto e quella del voto per il neosindaco sono la testimonianza di una crisi verticale della democrazia rappresentativa, che a Terni investe direttamente i partiti tradizionali più che altrove: i tre candidati ascrivibili a quell’universo, quello di destra, quello di centrosinistra e quello del M5S, hanno collezionato tutti insieme poco più di 33 mila voti, che rappresentano meno del 40 per cento dell’elettorato. Che il fenomeno sia visibile in maniera macroscopica a Terni più che altrove deriva dal fatto che quella città è in una crisi di identità ormai pluridecennale niente affatto o assai male interpretata dalle sue classi dirigenti.

3 La destra ha perso facendo la destra. Al momento quella parte politica – e non era mai successo – è egemonizzata da un partito, Fratelli d’Italia, che si richiama direttamente alla tradizione post fascista e che coltiva una visione della democrazia elementare: chi vince, comanda. Comanda, appunto, non governa. Le stesse vicende interne della coalizione, con FdI che ha decapitato un sindaco non suo che poteva puntare al secondo mandato per candidare un suo uomo, testimoniano di una visione proprietaria della cosa pubblica che si concilia male con le sfumature di una società complessa. Ciò deriva anche da motivazioni che hanno quasi dell’antropologico: l’aver vissuto ai margini delle istituzioni per decenni, da tollerati, per essere poi entrati nel consesso ma solo come soci di minoranza, uniti alla sindrome da difesa che FdI coltiva (dell’etnia, della cultura italica, della patria, dei confini) portano oggi a un’aggressività nei fatti che arriva a danneggiare la stessa propria parte politica senza quasi accorgersene, tanta è la voracità.

4 La sinistra, o centrosinistra che dir si voglia, in Umbria come e più che altrove pare sforzarsi quotidianamente di dimostrare che quella formula, sinistra, è ormai diventata un contenitore più che una definizione. E in un contenitore puoi mettere di volta in volta di tutto, anche Blair e Clinton, privatizzazioni e tagli di tasse al posto di universalità dei servizi pubblici e redistribuzione, fino a farti sommergere da una vulgata egemonica che non hai più i mezzi di contrastare, essendo venuti meno nel frattempo, oltre alle ragioni che hai dismesso, anche il blocco sociale a cui nei decenni passati hai assicurato prosperità e che oggi passa armi e bagagli sotto l’ombrello di chi gli promette di difenderla, quella prosperità.

5 Se il merito fosse davvero una stella polare della destra e non un tentativo di gerarchizzare la società mettendo in alto i più obbedienti e/o fortunati per stirpe, i vertici regionali e provinciali di Fratelli d’Italia sarebbero costretti a fare un passo indietro. Non succederà. E già da domani si comincerà a discutere del secondo mandato di Donatella Tesei – che sarà stata una delle prime a gioire dei tormenti ternani dei suoi, tormenti che ne rafforzano enormemente la posizione – e, presumibilmente, dell’armata Brancaleone che tenterà di coalizzarlesi contro. Con gran parte degli elettori (ancora) alla finestra.

Foto dal profilo Flickr di Boch

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