Terni, particolare del Duomo
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Terni riparta dalla sua storia

 

L’apertura di un confronto pubblico tra le forze che non si riconoscono nella maggioranza che governa la Regione dell’Umbria e il Comune di Terni, in vista della scadenza del mandato amministrativo comunale e l’elezione del nuovo governo cittadino è non solo auspicabile ma anche necessaria.

Lo si dovrebbe fare partendo dalla città, da cosa è accaduto nel corso di questi quattro anni che ci separano dal precedente voto, nel 2018. La città è arretrata sia nella sua condizione materiale sia nel suo tessuto socio culturale, nel suo capitale sociale. Nel 2021, la provincia di Terni risulta occupare la penultima posizione in Italia nella classifica delle aree con imprese a rischio, essendo a rischio di chiusura almeno una azienda su quattro. Solo la provincia di Crotone, in Italia, fa peggio. Al 1 Gennaio 2022, c’erano più di mille persone, di età tra i 18 e i 34 anni, residenti nel Comune di Terni, iscritte anche tra i residenti all’estero. Un pezzo consistente di gioventù che se n’è andata. L’andamento degli ultimi venti anni di Pil in Umbria ha due fasi: dal 2000 al 2009 una crescita modestissima, tendente alla stasi, dal 2009 al 2021 un tracollo tragico. Tutta l’Umbria è andata indietro, pesantemente, negli ultimi dieci-dodici anni, l’area ternana è andata peggio della provincia di Perugia. L’interrogativo sulla prospettiva è così forte che, se arriva qualcuno, arrogante, propenso al turpiloquio, prodigo nell’insulto gratuito, che esibisca però un portafoglio rigonfio, rischia di fare breccia. Certamente c’è una città operosa, aperta al futuro, con uno sguardo sul mondo, solidale. Ma una cultura dell’individualismo, del cavarsela da soli, del porre l’interesse personale sopra ogni altra cosa è penetrata nelle coscienze e ne ha provocato l’offuscamento.

Dare una risposta alla domanda di prospettiva, di futuro, è, o dovrebbe essere, il centro della riflessione politica. Di certo, dovrebbe essere l’assillo delle forze che ambiscono a porre fine alla esperienza di governo del centro destra, una esperienza di governo il cui bilancio non è solo misero, è pessimo. In questi quattro anni di governo comunale e tre di governo regionale, certamente anche per un contesto nazionale ed internazionale complicatissimo, le crisi aziendali sono aumentate, il degrado materiale della città cresciuto, lo stato dell’ambiente peggiorato, i servizi pubblici essenziali come quelli sanitari sono in grave affanno, l’Asm è stata venduta, l’esperienza universitaria è sempre più asfittica. Ma non basta criticare. Bisogna avanzare una proposta credibile sulla prospettiva della città.

Si può partire da tre questioni:

  1. Rilanciare la partecipazione dei cittadini e il loro massimo coinvolgimento nel governo della città. La politica autoreferenziale è un modello che ha fatto molti adepti, nella illusione che si accorciasse il processo decisionale. Lo smantellamento di tutti i momenti di partecipazione, istituzionale e di partito, il disconoscimento e il depotenziamento dei corpi intermedi sono stati i cardini dell’impoverimento della democrazia locale. In realtà, la politica è divenuta così molto più debole, e i cittadini sono rimasti ai margini. Rispetto a questo tema, la proposta delle primarie per la scelta della persona da candidare a sindaco è un surrogato del tutto inadeguato, e in più ha lo sgradevole retrogusto del piano B, di chi per mesi è andato in giro cercando, senza riuscirvi, un candidato già confezionato.

  2. Andare oltre le contrapposizioni territoriali e il localismo, terreno di coltura di un comodo vittimismo. Terni è divenuta città dentro sfide nazionali, per una strategia nazionale che si ancorava alla seconda rivoluzione industriale, è cresciuta misurandosi con i cambiamenti del mondo, facendo i conti con i mercati internazionali, le trasformazioni tecnologiche mondiali, i cambiamenti nei consumi e negli stili di vita, le grandi politiche dei trasporti e dell’energia. Questo rimane il piano su cui esercitare la definizione di un programma per Terni.

  3. La transizione ecologica è il terreno su cui ridefinire l’identità e il futuro di Terni. Il più importante investimento che si realizzerà a Terni nei prossimi mesi è nel campo del riutilizzo delle scorie siderurgiche, all’insegna dell’economia circolare. Altro che clinica privata. Un territorio che è stato all’avanguardia nella realizzazione di un sistema energetico pulito e moderno può e deve rilanciare questa vocazione, guardando al nuovo orizzonte della produzione di energia da idrogeno verde. Un territorio che è stato il centro della seconda rivoluzione industriale alla fine del XIX secolo può, deve aspirare a collegarsi alla rivoluzione tecnologica e produttiva del XXI secolo, dell’economia circolare e della lotta al cambiamento climatico. In merito, c’è un buon lavoro fatto sia dalla Cgil ternana sia da varie associazioni della società civile.

Che i ternani siano delusi dall’attuale governo cittadino è reso plasticamente dai risultati elettorali del settembre scorso, in cui la somma dei voti del centro destra è di 6 mila voti in meno rispetto alle regionali del 2019 (confronto tra competizioni elettorali diverse, ma comunque significativo) ed è ampiamente sotto il 50 per cento dei votanti. Ma per una alternativa credibile ci vuole capacità di innovazione , uno sguardo aperto, voglia vera di rimettere in discussione se stessi.

Terni, un particolare del Duomo (foto dal profilo Flickr di Esteban Fernandéz García)

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