Temi

La Casa delle Donne, il bene comune che il Comune non vede

 

L’amministrazione comunale di Terni ha messo a bando i locali che ospitano lo sportello antiviolenza e numerosissime altre attività. Chi se lo aggiudicherà dovrà pagare 3 mila euro al mese per usufruire di spazi che negli ultimi nove anni sono stati riempiti di persone e iniziative. Nel bando non si fa il minimo accenno alle questioni di genere. Nonostante siamo un mezzo di informazione, abbiamo scelto che l’associazione che gestisce gli spazi si raccontasse in prima persona, senza mediazione giornalistica, per scelta: la loro voce è anche la nostra

Chi siamo

Abbiamo iniziato la nostra attività come Rete di Donne nel 2009 quando come associazioni, gruppi informali e singole cittadine ci siamo incontrate nell’ambito del progetto “Donna Sempre” del Comune di Terni. Il 16 dicembre 2009 abbiamo organizzato e partecipato ad un Consiglio comunale aperto in cui è stato votato un atto d’indirizzo per contrastare la violenza sulle donne che prevedeva l’istituzione nella nostra città di uno spazio dedicato alle donne e di un Centro antiviolenza. Nell’aprile 2010 abbiamo organizzato un altro Open space, al quale hanno partecipato più di cento donne, per confrontarci, individuare obiettivi comuni ed iniziare a costruire insieme la Casa delle Donne, luogo fortemente voluto da tutte e concepito da sempre come risposta ad una serie di necessità, bisogni e problematiche delle donne.

Nel 2011 abbiamo tenuto un terzo Open space per definire le modalità organizzative della nostra rete, individuando settori di attività, organizzando le partecipanti in gruppi capaci di intessere rapporti sul territorio, organizzare e comunicare gli eventi, partecipare alle iniziative sulle tematiche di genere e non solo nel nostro territorio.

Seguono così due anni di fervente attività: apertura di spazi di confronto e di protagonismo femminile, azioni di sensibilizzazione della città su tematiche importanti quali la violenza di genere, la violenza domestica su donne e bambini, il femminicidio, iniziative culturali, partecipazione e organizzazione di convegni, incontri con altri soggetti della rete anche extra-territoriale e molto altro ancora.

Dopo aver realizzato diverse attività, nel 2012 abbiamo sentito il bisogno di dare una veste più formale e democratica alla rete e così abbiamo deciso di costituirci nell’Associazione di promozione sociale “Terni Donne”, associazione che ad oggi ha associato oltre 300 tra persone e associazioni che costituiscono una rete che in Terni Donne viene formalizzata.

L’associazione è uno strumento che ci siamo date per accordare le nostre voci sulla stessa tonalità per poi amplificarla e diffonderla in modo da essere esempio e aiuto per le altre donne e spronarle a prendere la parola ed assumere un ruolo più attivo e da protagoniste nelle loro vite e nelle relazioni con gli altri.

La casa

Dopo una lunga trattativa e confronto con l’amministrazione comunale l’8 marzo 2014 abbiamo finalmente la Casa delle Donne, nei locali comunali di Via Aminale.

Questi spazi vengono assegnati alla nostra associazione a seguito del percorso di progettazione aperto e partecipato degli anni precedenti. I locali vengono affidati a Terni Donne con una convenzione triennale e sulla base di accordi attuativi annuali.

Il progetto della Casa è nato dall’incredibile esperienza di partecipazione delle donne e dall’esigenza di creare un luogo per la comunità, un centro culturale e sociale che si ponga l’obiettivo non solo di contrastare la violenza maschile contro le donne, ma soprattutto di istituire uno spazio in cui le donne possano essere ben visibili, protagoniste e a servizio della comunità e delle altre donne, perché tutte si sentano libere di vivere la propria vita e di rivendicare rispetto, dignità, lavoro, condivisione, benessere.

Nel gennaio 2019 l’amministrazione comunale con un anno di anticipo ha comunicato alla nostra associazione che alla scadenza della convenzione (prevista per il 31 dicembre 2019) lo spazio di Via Aminale che ospita la Casa delle Donne sarebbe stato messo a bando, unico strumento purtroppo riconosciuto valido da questa amministrazione per garantire merito e legalità.

Non siamo state con le mani in mano, e dopo una stagione di battaglia in piazza con altre associazioni del territorio in difesa dei beni comuni della nostra città, durante l’estate 2019 abbiamo raccolto e depositato circa 2000 firme di cittadini e cittadine che chiedevano continuità per l’esperienza della Casa.

Ad inizio 2020 ci viene comunicata una proroga di sei mesi per consentire l’elaborazione del bando. Poi ci pensa la pandemia a congelare la situazione della Casa. Dopo il lockdown, il 24 ottobre 2020, con un’ordinanza regionale vengono sospese tutte le attività associative, fino a giugno 2021. In questi mesi la Casa non ha mai chiuso però. La comunità di donne che la compongono è rimasta più viva che mai e ha provato ad allargare e far crescere la propria rete. Sono nate in quei mesi numerose iniziative e progetti che ancora oggi continuano la loro crescita: un club del libro, il gruppo del cineforum femminista, un laboratorio di scrittura teatrale, e PandemicA – racconto corale per parole ed immagini – una mostra fotografica che sta girando l’Italia. Lo sportello antiviolenza e le consulenze legali non hanno mai smesso di essere in presenza, e la linea telefonica della Casa è rimasta sempre attiva per tutte coloro che ne hanno avuto bisogno. Finito lo stato di emergenza è arrivato, dopo tante attese il famoso bando.

Il bando

È un bando non specifico sugli spazi di Via Aminale ma che riguarda una serie di locali comunali. È un bando che parla solo dell’affidamento degli spazi per i quali viene richiesto un affitto (quasi 3000 euro per i locali della Casa), eventualmente da scontare anche totalmente qualora vengano realizzate attività rivolte alla cittadinanza che non sono già svolte dall’amministrazione comunale. Uscito nella settimana del 25 Novembre è un bando per gli spazi della nostra Casa in cui non compare mai la parola “Donne”. Il bando parla di spazi la cui finalità sia quella di favorire l’invecchiamento attivo e il benessere delle persone. Prevenzione e contrasto alla violenza di genere non pervenute.

Nonostante le garanzie che almeno sarebbe stata valorizzata la storia della Casa delle Donne, con questo bando viene cancellata l’esperienza di questi nove anni, non c’è traccia dell’interesse alla prosecuzione di un progetto che è diventato bene comune di questa città.

Siamo sopravvissute in questi anni tramite autofinanziamento e partecipazione a bandi. Siamo passate dal non ricevere contributi per le nostre attività a dover chiedere di non dover pagare per svolgerle. Nei numerosi confronti che abbiamo avviato in questi ultimi anni, questa amministrazione comunale si è sempre mostrata irremovibile sullo strumento del bando per l’assegnazione di questo spazio. Noi riteniamo che la nostra esistenza e la vitalità di uno spazio come la nostra Casa delle Donne dovrebbe dimostrare alla politica due cose fondamentali: 1) non sempre il bando è lo strumento migliore per amministrare i beni pubblici e dare loro valore, restituirli alla cittadinanza, farli fruttare in termini di relazioni umane, servizi sociali, iniziative culturali, valorizzazione del territorio e dello spazio urbano. 2) Non è possibile quantificare il valore sociale che una comunità genera nel momento in cui si occupa della gestione di un bene pubblico ed è perciò scorretto richiedere un affitto come corrispettivo del loro utilizzo. La scelta di procedere con bandi di questo tipo ha portato già nel 2019 alla scomparsa dei centri giovanili della nostra città.

Come abbiamo sempre lottato continueremo a farlo. Parteciperemo al bando, ma con rabbia e amarezza. Una delle prescrizioni della Convenzione di Istanbul è quella di «rafforzare il sostegno alle organizzazioni femminili indipendenti e il loro riconoscimento». Il Comune di Terni, proprio nella settimana del 25 novembre, che coincide con la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, ha cancellato il valore di quanto fatto dalla Casa in questi anni. Abbiamo partecipato a questo bando nella speranza di vincerlo perché siamo convinte che la violenza di genere si combatte dando spazio, sostegno e visibilità alle donne e riteniamo che sia fondamentale continuare a farlo, anche se non sembra essere una delle priorità della nostra amministrazione.

I nostri numeri

370 le persone associate dal 2012. 97 le donne che hanno rinnovato nel 2022. 11 donne nel consiglio direttivo. Dall’8 Marzo 2014: 95 laboratori/corsi di formazione, 53 incontri formativi/tematici, 63 presentazioni di libri, 20 assemblee pubbliche, 22 manifestazioni/flash mob, 63 eventi (spettacoli, concerti, cene raccolte fondi), 17 mostre, 10 gruppi di confronto e/o auto mutuo, 1 sportello antiviolenza, di ascolto, orientamento ai servizi e consulenza legale.

In copertina, foto tratta dalla pagina facebook “Terni Donne”

2 commenti su “La Casa delle Donne, il bene comune che il Comune non vede

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *