uomo col binocolo
Editoriali

La scomparsa dell’opposizione

 

Marcello Panettoni vanta un curriculum di rispetto, soprattutto in materia di trasporti. Ha cominciato molto giovane, nel 1975, a 29 anni, quando è entrato in Consiglio regionale nelle file del Pci. Ha continuato negli anni ’80 facendo l’assessore al Comune di Perugia con delega ai trasporti, appunto. Poi è stato presidente della Provincia di Perugia nel quinquennio 1990-1995. Successivamente ha fatto il consigliere del ministro dei Trasporti Claudio Burlando (1996-1998). E poi una sequela di incarichi: presidente della società di trasporto pubblico della Provincia di Perugia, la vecchia Apm, e poi di quella di Venezia; presidente di AssTra, l’associazione datoriale nazionale delle aziende di trasporto pubblico; consigliere e vicepresidente nazionale di Confservizi, l’associazione datoriale delle aziende erogatrici dei servizi in rete delle città, e consigliere della Rina Service Spa, attiva nella classificazione navale, test, ispezione e servizi di certificazione. Ora svolge il ruolo di consigliere in materia di mobilità e trasporti del Pd di Perugia. Giorni fa ha esposto in un lungo commento in calce a un articolo da noi pubblicato le ragioni che hanno portato il suo partito a perorare la realizzazione del Nodo di Perugia. Abbiamo manifestato la nostra contrarietà a quell’opera in un nutrito numero di articoli ai quali rimandiamo per le questioni di merito. Qui vorremmo allargare il campo. Perché l’approccio del Pd espresso dal suo esponente va molto al di là delle questioni relative al merito del Nodo: in esso si palesa una sostanziale indistinguibilità tra le posizioni della maggioranza e quelle del maggiore partito di opposizione in Regione e nei principali comuni dell’Umbria. Posizioni che paiono cementate da decenni di pensiero unico di cui peraltro stiamo cominciando ad apprezzare gli effetti nefasti sul cambiamento climatico.

L’esponente del Pd fa sua la stima di riduzione del traffico nella circonvallazione perugina che deriverebbe dalla realizzazione del Nodo che da mesi viene propalata dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Enrico Melasecche, nonostante quella stima sia del tutto inesatta. Essendo le premesse, condivise da Panettoni e Melasecche, basate su una stima infondata, il loro ragionamento frana. Poiché se è vero come è vero che il problema del traffico che attanaglia nelle ore di punta il tratto di E45 tra Collestrada e Ponte San Giovanni e il tratto di raccordo tra Piscille e Madonna Alta ha un’origine locale, con adeguate politiche di mobilità sostenibile e di trasporto pubblico, le amministrazioni locali avrebbero tutto il tempo, in dieci anni (quelli necessari al completamento del Nodo), di mettere a punto soluzioni più efficaci, sostenibili ed economiche rispetto all’opera agognata da centrodestra e Pd.

Ma Melasecche e Panettoni ragionano con la testa rivolta al passato di tre-quattro decenni fa, quando la popolazione aumentava, l’edilizia si espandeva, la produzione di auto era in ascesa, il modello autocentrico non era minimamente in discussione, e le uniche politiche infrastrutturali che venivano concepite erano quelle della realizzazione di nuove strade su cui far correre i veicoli. Già allora c’erano valide ragioni per mettere in discussione quel modello rivelatosi pieno di falle, ma a quell’epoca i custodi dell’ortodossia del pensiero unico sviluppista avevano il vento in poppa, e gli era sufficiente un’alzata di spalle per mettere a tacere chi eccepiva Oggi, col surriscaldamento  climatico che sbriciola i ghiacciai, con la presa di coscienza a livello continentale della necessità di una riconversione ecologica, con la popolazione che diminuisce, l’edilizia che non ha più senso di espandersi e con nuovi modelli di lavoro da remoto e di trasporto, maggioranza e opposizione continuano a proporre soluzioni vetuste e pigre, ed esse stesse paiono viziate da una forma di asincronismo che le fa stare fisicamente nel presente ma con un pensiero inchiodato alle erronee convinzioni che andavano per la maggiore nei decenni passati.

È un atteggiamento che si riscontra in tema di infrastrutture come in altri ambiti: la scelta di realizzare un inceneritore per i rifiuti adottata oggi dalla Giunta regionale è basata su una stima di produzione di immondizia che nel 2030 dovrebbe essere la stessa di oggi; ma noi sappiamo che negli ultimi dieci anni in Umbria si sono prodotte 95 mila tonnellate di rifiuti in meno, e che la tendenza sarà verso un’ulteriore diminuzione, cosa che rende l’inceneritore datato già oggi, figuriamoci quando si riuscirà a realizzarlo. Eppure, contro questo scenario destituito di fondamento perché anacronistico, si sono sentiti solo flebili lamenti minoritari, non è stata ingaggiata la battaglia che meriterebbe da parte delle opposizioni, in parte incantate dall’idea che incenerire i rifiuti salvaguardi l’ambiente. Ancora: i tagli di migliaia di chilometri di trasporto pubblico locale passano con la sola opposizione dei sindacati, allarmati per i posti di lavoro; a livello politico si potrebbe indicare quella scelta come l’esempio della scempiaggine di politiche del tutto fuori dal tempo se paragonate a quelle delle grandi metropoli europee che mettono al bando le auto e propongono ai loro cittadini valide alternative pubbliche e intermodali. Ma non lo si fa.

C’è un pensiero unico, insomma, datato e dannoso, che ormai mostra tutti i suoi limiti, e che però continua a dettare la linea sulle scelte strategiche. E che non viene messo in discussione da chi, per statuto, dovrebbe opporsi alla maggioranza che ne è ispirata. Ciò fa sì, tra le altre cose, che il pezzo di società che si sta battendo o è comunque contrario a Nodi e inceneritori, e vorrebbe politiche di trasporto all’altezza dei tempi, non sia minimamente rappresentato nelle istituzioni. È un problema. Serio. Che bandisce l’innovazione e la visione di futuro. Ed è forse una delle ragioni principali per le quali l’Umbria scivola sempre più giù. Varrebbe la pena di rifletterci.

Foto da stockvault.net

3 commenti su “La scomparsa dell’opposizione

  1. Ho letto con molta attenzione l’editoriale, così come i precedenti articoli del sig. Guaitini, che non conosco personalmente.
    Poche e brevi note su quanto ho letto.
    Mi sembra francamente ingeneroso presentarmi come l’uomo dal pensiero unico tutto concentrato solo sulla mobilità autocentrica.
    Vorrei sommessamente ricordare che negli anni 80, quando credo che il sig. Guaitini fosse alle elementari o alle medie, riprendendo alcune intuizioni di Fabio Ciuffini, ho avuto l’opportunità di promuovere e di seguire la realizzazione di quanto ancora oggi esiste in Perugia come sistema di parcheggi a corona intorno al centro storico, di realizzare le scale mobili esistenti in città, offrire ai perugini infrastrutture di mobilità alternativa per le quali Perugia era in quegli anni un punto di riferimento , al punto tale che io , per conto dell’amministrazione comunale, venni invitato presso la sede Unesco di Parigi a raccontare con successo il senso di quel progetto. Vorrei altresì ricordare che il 16 agosto 1985, proprio in virtù delle infrastrutture di mobilità alternativa realizzate, si avviò l’esperienza della ZTL, con la chiusura oraria al traffico privato di gran parte della città etrusca, proprio per contenere l’uso improprio della motorizzazione privata.
    Contemporaneamente nella predisposizione degli strumenti urbanistici si ebbe la cura di salvaguardare alcuni corridoi per favorire nel futuro la costruzione di impianti di risalita verso la città storica e nuova ( centro storico e Fontivegge) con la contemporanea salvaguardia di spazi per parcheggi di scambio all’esterno del continuo urbano, come è poi almeno in parte accaduto, ancora e sempre per contenere il dilagare del modello ‘auto personale per andare ovunque’.
    Come persona “prigioniera di un modello autocentrico “mi sembra che possa bastare.
    Infine vorrei ricordare che proprio gran parte del mio lavoro di dirigente di aziende di trasporto pubblico ho ovviamente avuto grande attenzione a promuovere, talvolta ahimè senza successo, il potenziamento della mobilità pubblica.
    Mi sembra ingeneroso quanto Crotti nei miei confronti non come fatto personale( fosse stato solo questo non avrei in alcun modo risposto) ma perché da una distorta presentazione del mio lavoro si cerca di trasferire all’intero Pd perugino una visione della società scorretta.
    Due sole considerazioni finali.
    È troppo ovvio che si può dissentire e contrastare le scelte del Pd, ma vorrei che lo si facesse partendo dai documenti ufficiali del partito, per questo rinnovo la richiesta di leggere prima quanto viene proposto e poi criticare.
    In primo luogo si dice che per affrontare correttamente le difficoltà della mobilità perugina e particolarmente dell’area sud, occorre un intervento multimodale, che parta dal potenziamento del trasporto pubblico.
    In secondo luogo si dice che le stime sui flussi di traffico fatte da due enti diversi(Regione e Anas) sono sbagliate, ma non si porta nessun elemento a supporto di questo giudizio, lo si nega apoditticamente senza alcun elemento di prova.
    Nessuna visione autocentrica, nessuna disattenzione alle tematiche ambientali, ma solo la volontà di contribuire a spostare tanto traffico al di fuori del continuo urbano perugino, dove vivono decine di migliaia di persone, e aiutare la diversificazione degli accessi in città per coloro che vi sono diretti

    1. 1) nessuno mi pare abbia detto che le stime sui flussi di traffico siano sbagliate. Caso mai l’ultima di giugno 2021 è stata presentata in maniera distorta.
      E sono proprio quei dati a sentenziare l’inutilità di nodo, nodino e nodetto. Almeno per quanto riguarda le esigenze di mobilità locali.
      Merita rispetto l’esigenza di traffico fluido per chi attraversa quella zona ma non vedo perché debba diventare una nostra priorità.

      2) si cercano soluzioni per portare il traffico fuori dalla città ma il punto è che le persone gravitano dentro e a ridosso della città. Puoi farli girare intorno quando vuoi ma a un certo punto vogliono entrare (e uscire)

      3) io i documenti del Pd li ho letti. Ho letto anche l’ultimo di cui mi sono piaciute molto le premesse. Peccato che poi il tutto si concretizza solo col nodo/nodino dove viene elaborata una proposta molto puntuale e si vanno pure a cercare finanziamenti a Roma. E per il resto? Su TPL e ferro oltre a tante belle chiacchiere cosa c’è di concreto in quel documento? Quali soluzioni pratiche proposte? Quale attività per cercare finanziamenti? Per farci cosa?
      E poi i documenti valgono tutti, compresi l’ordine del giorno presentato in comune nel 2021 e i comunicati stampa dei gruppi consiliari in comune e regione. Ferma opposizione al nodino e una serie di alternative nessuna delle quali prospettava un nodino extra o la costruzione di nuove strade. Ed è proprio qui la mia più grande critica del PD: un deciso dietrofront in meno di 12 mesi senza che siano cambiate le condizioni date.

      P.s. facevo elementari e medie ma ricordo bene quella fase degli anni 80 e quando ho avuto occasione di parlarne ne ho parlato solo bene sottolineando che tutti quegli interventi rispondevano ad una unica visione coerente. Peccato che ci siamo fermati lì

    2. Salve, Panettoni. Intanto la ringrazio per l’attenzione e la civiltà del confronto, che sarebbero prerequisiti ma vanno sempre più diventando merce rara. Temo però che, partendo da prospettive differenti, rischiamo di non capirci. Non mi soffermo nel merito delle singole cose perché abbiamo più volte, in più articoli, cercato di affrontare quegli aspetti. Mi limito qui a evidenziare solo una questione: l’ultima stima di traffico fatta da Anas parla del 23 per cento di auto equivalenti che percorrerebbero il tratto Ponte San Giovanni-Collestrada non essendo interessate ad entrare a Perugia: il restante 67 per cento è costituito da traffico che origina o è diretto in città. Lei capisce che è cosa ben diversa dal dire che col Nodo si eliminerebbe il 50 per cento del traffico pesante e il 25 per cento di quello leggero.
      Ma c’è una questione più di fondo. La mobilità è un “sistema” che non può prescindere dalla città nel suo complesso: urbanistica, opere pubbliche eccetera. Si tratta in altre parole di considerare che muovendo una variabile si generano conseguenze a diversi livelli. Ce ne occupiamo per questi motivi, perché la salvaguardia dell’ambiente è fatta di azioni sistemiche, appunto. È in questo contesto più ampio che il Nodo perde l’appeal che per lei e per il suo partito riveste. Ci pare cioè un’opera, come abbiamo cercato di argomentare, legata a una visione datata degli spostamenti. E soprattutto evita di guardare alle politiche di mobilità dal punto di vista sistemico, appunto, che significherebbe utilizzare gli ampi spazi di Collestrada, più che per il raddoppio dell’Ipercoop, per realizzare un grande parcheggio di scambio che accolga i pendolari in arrivo da sud est, fare della tratta ferroviaria Ponte San Giovanni-Sant’Anna una metropolitana di superficie e della stazione di Sant’Anna un hub dal quale avere l’opportunità di muoversi con mezzi pubblici, ripensare gli stessi mezzi pubblici. Vede, in qjuesta regione stiamo così all’anno zero che se uno arriva con la bicicletta alla stazione di Fontivegge e la volesse portare con sé sul treno, deve caricarsela a spalla lungo le scale che conducono al sottopassaggio: non c’è né un ascensore ne un binarietto di scorrimento lungo le scale, per capirci. Quando si constata tale disattenzione, e quando l’opposizione si impegna ad assecondare opere faraoniche di dubbia efficacia, i documenti – pure importanti – rimangono lettera morta di fronte a tali fatti. Questo è il punto. Vede: oggi anche Attila si direbbe a favore della sostenibilità ambientale, il problema è poi fare seguire a quel proclama degli atti concreti. Atti concreti, in questa regione in cui vengono preconizzati inceneritori e nuove superstrade, non se ne vedono, e ciò accade anche per demerito di una opposizione che è stata per decenni governo e non ha ancora elaborato né il lutto della sconfitta né un’autocritica sugli errori fatti, cosa che consentirebbe di aprire una fase davvero nuova.
      MI scuso per la grossolanità di alcuni miei tratti, ma si tratta di questioni sulle quali sono state scritte biblioteche di roba, difficilissime da riassumere in poche righe. E la ringrazio nuovamente, e non in maniera rituale, perché qui a Cronache umbre riteniamo che il confronto, anche tra posizioni opposte, debba essere condotto in maniera civile se si vuol farne uno strumento utile per la democrazia, e lei agisce in questo senso.

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