Strisce blu a Perugia
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Strade a Perugia. La segnaletica? Un optional. La velocità? Libera

 

Sia il Padreterno che il Diavolo si possono rintracciare nei dettagli, un motto fulminante sulle cui origini è sono state scritte cose interessanti qui. Un motto che sta a significare:  qualsiasi cosa venga fatta richiede accuratezza, senza tralasciare i dettagli che sono importanti. Ecco perché ci occupiamo di segnaletica orizzontale lungo le strade perugine e dei “totem” arancioni (talvolta azzurri) denominati “speed check”.

Su quella falsariga vengono snocciolate alcune considerazioni, proprio per l’urgenza di mettere in fila elementi di vita collettiva giudicati secondari, di rilievo così poco urgente che non sembrano avere dignità di rappresentazione nel dibattito pubblico. Elementi ben visibili (e ben poco notati) percorrendo quotidianamente gli spazi urbani di Perugia e le strade provinciali che solcano il suo vasto territorio (450 chilometri quadrati, 11° in Italia per vastità). Eppure costituiscono delle violazioni delle norme a cui bellamente si soprassiede, salvo stracciarsi le vesti quando provocano danni alle persone e alle cose.

Per motivi che sarebbe interessante conoscere la segnaletica orizzontale, nel capoluogo di regione, tarda, talvolta, per mesi sull’asfalto ripristinato, in evidente violazione dell’articolo 137 del Regolamento di attuazione del Codice della strada contenente «Disposizioni generali sui segnali orizzontali»: questo, al comma 7, prevede che « segnali orizzontali devono essere mantenuti sempre efficienti: in caso di rifacimento della pavimentazione stradale, devono essere ripristinati nei tempi tecnici strettamente necessari». E anche se le quattro settimane (dall’inizio del giugno 2021) che abbiamo calcolato in varie strade – vedi le varie foto – fossero un giustificabile tempo tecnico (ci piacerebbe conoscere l’opinione di qualche esperto in materia), la seconda parte del 7° comma (dell’art. 137 citato) dissolve qualsiasi dubbio: «La mancanza dei segnali orizzontali, in caso di riapertura al traffico deve essere opportunamente segnalata con il prescritto segnale verticale».

Norme che, paradossalmente, sono state rispettate dalla società concessionaria dei parcheggi a pagamento: le strisce blu sono ricomparse due settimane dopo l’asfaltatura: evidentemente c’era il timore che qualcuno contestasse la legittimità del balzello di sosta in assenza della relativa segnaletica orizzontale

Chissà come pensano di rispondere all’Ufficio segnaletica stradale del Comune di Perugia?

E vogliamo parlare delle colonnine per il controllo dei limiti di velocità (speed check)? Lungo le strade comunali perugine non ce n’è una che funzioni (al giorno della pubblicazione di questo articolo). Una delle più evidenti contraddizioni tra il dire e il fare del governo cittadino: se sono state installate dovrebbero funzionare, altrimenti vanno rimosse. Costituiscono un monumento all’ipocrisia italica tra le proclamazioni di fermezza (in ogni dove, per ogni motivo) e la manina dietro le spalle che dice: “vai pure… stiamo scherzando”.

Solo due esempi delle “minuzie” che andrebbero affrontate, per rispetto delle norme in vigore e perché potrebbero contribuire alla riformulazione di un’idea di città a partire dal recupero dell’accuratezza nell’azione amministrativa come frutto di un patto tra cittadinanza e apparati pubblici nel capoluogo di regione. La capacità di curare i dettagli è premessa dell’ulteriore preparazione nell’affrontare realtà più complesse: non si parte da un presunto “alto” ma dalla base delle questioni.

E proprio guardando gli elementi basilari del contesto urbano (e territoriale) sarà possibile dimezzare quella parola e pensare a una “riforma della città” in cui la cittadinanza sia co–protagonista ben oltre le scadenze elettorali. Quest’opera è in corso da vari decenni: prima come azioni delle organizzazioni partitiche e sindacali (dagli anni 70 del novecento al cambio di secolo); da qualche anno in qua sono entrati in scena soggetti (singoli e collettivi) che utilizzano internet e annessi social. Utile citarne qualcuno per disegnare questo paesaggio in fermento: la Tramontana, Acpg (Archivio Catanelli), Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero, Perugia ieri oggi domani, Fiab Perugia Pedala, Sos verde pubblico, Perugia sosta selvaggia, Coscienza verde, Riciclamiche, Molini Fortebraccio. Senza trascurare Legambiente, Libera Umbria, Wwf, micropolis, Ponte solidale, Italia nostra. Una quantità enorme di conoscenza messa insieme da persone di buona volontà che hanno a cuore i luoghi dove vivono e gli esseri (umani e non) che li abitano. Uno sforzo prolungato di analisi e proposte che sembra infrangersi costantemente contro un muro di gomma.

Ma non si può smettere di spiegare con pazienza (e battere i pugni). Non c’è luogo dove rifugiarsi. Ecco perché qualsiasi evoluzione del rapporto tra vicende private e “cosa pubblica” potrà trovare forza a partire dalle città con (e non contro) i territori che le circondano. L’azione cosiddetta “locale” è l’unica che può dare motivi ed energia per continuare ad esprimerla sugli obiettivi dichiarati. Gli altri livelli sono quelli dove si bruciano più facilmente ottimismo e buona volontà, dove solo chi fa parte degli apparati trova motivo per continuare a starci. Sono sistemi “non emendeabili”, anche se attualmente sembrano indispensabili alla vita pubblica.

Ciò che deve essere chiaro al “resto dell’umanità” è la necessità di conoscenza e la volontà di azione collettiva senza aver timore del confronto dialettico, dello scontro politico, del progetto sociale. Tutto il resto (al momento attuale) è pensato e lanciato da chi, professionalmente, si trova nelle varie “istituzioni” e ha bisogno di schermi che facciano da legittimazione per consolidare le loro posizioni, economiche e di carriera.

Ultimo aggiornamento 30/6/2021

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