Una vignetta contro la burocrazia
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La buro-tecnica del disastro

 

Sono consapevole che si rischia l’impopolarità a criticare il ministero della Salute italiano nel pieno della “prima tempesta covid 19”. Ma c’è una puntata di Report (RaiTre, lunedì 30 marzo 2020) che non permette di rimanere silenziosi di fronte alla pochezza di coloro che guidano le strutture tecniche di quel dicastero.

Sulla miseria di quelli che sono stati i vertici politici è stato detto tutto. Dei 31 ministri succedutisi dal 1946 in poi – interessante leggerne i nomi, qui – ben pochi (a mio avviso) hanno meriti per essere ricordati positivamente. C’è una disattenzione storica per le dinamiche (e gli organigrammi) regolatrici della vita degli apparati buro-tecnici fatti di specialisti che non se ne vanno col cambiare dei ministri. Al massimo scontano spostamenti di ruolo in una giostra che, con l’andare degli anni, li riporta (magari con avanzamenti di stipendio) nelle posizioni lasciate in seguito ai cambi di orientamento politico dei governi. Eppure ascoltando con attenzione i “raccordi” di Sigfrido Ranucci tra un servizio e l’altro di quel Report emergono le responsabilità scientifiche, tecniche, burocratiche ed economiche dell’apparato in questione.

Dal combinato-disposto di queste considerazioni e dei contenuti di Report è scaturito questo appello pubblicato nel mio profilo facebook: «Coloro che hanno seguito Report su RaiTre lunedì 30 marzo 2020 si chiedono se non sia ora di “azzerare” tutta l’alta dirigenza del ministero della Salute. Motivo? La mancata predisposizione dei piani di emergenza (esplicitamente richiesti da Oms e Unione europea) fin dal 2010. La totale impreparazione logistica che ha scatenato la corsa forsennata all’acquisto di respiratori e alle protezioni per il personale medico – infermieristico. La sequenza di errori e sottovalutazioni dei segnali provenienti dagli ospedali lombardi fin dalla metà di dicembre 2019. Non è possibile pensare che non ci siano responsabilità per le migliaia di persone morte, per il dolore delle famiglie, per il sequestro in casa di un paese di 60 milioni di abitanti, per le devastazioni economiche che ne stanno derivando».

Appello che ha suscitato un moto di apprezzamento per me sconosciuto (non sono un frequentatore assiduo di quello spazio “social”). Così nel batti e ribatti di “mi piace” e vari commenti è entrata quest’altra mia considerazione: «C’è un’analisi interessante di Marcello Catanelli che merita il tempo della lettura. Catanelli ha diretto il Sedes regionale (Servizio documentazione educazione sanitaria), un centro studi che sarebbe utilissimo in questi tempi di grande confusione. Sedes regolarmente smantellato in nome delle razionalizzazioni di Giulio Tremonti e Mario Monti di cui il centrosinistra in Umbria si è fatto solerte esecutore. In proposito suggerisco di leggere qui.

Su questa presa di posizione si innesta una chiosa di Marcello Catanelli (da me informato via mail). La riporto integralmente: «Non ho visto Report né sono su facebook. La proposta di azzerare tutta la tecnostruttura del ministero della Salute non mi pare la mossa giusta. Assomiglia al taglio dei parlamentari e all’eliminazione delle assemblee elettive provinciali. Il pesce puzza sempre dalla testa e quindi l’attenzione andrebbe rivolta ai politici e alla politica. Quest’ultima, negli ultimi anni, non solo ha disatteso le richieste di Oms e Unione europea riguardo ai piani di emergenza, ma ha disarticolato e depauperato il Servizio sanitario nazionale oltre che mancare nel fornire risorse adeguate alla ricerca scientifica. I tecnici devono avere una loro potere legittimo e riconosciuto e non essere trattati come servi del potere politico, in nome della pluralità dei poteri, elemento fondamentale della democrazia. Grazie comunque per avermi citato e segnalato un mio scritto».

Sarebbe buona cosa che altre opinioni in materia emergessero e Cronache Umbre mi sembra il canale giusto perché possa accadere.

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