La platea alla presentazioen del programma di VIttoria Ferdinandi
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Toh, il popolo

 

Uno degli applausi più vibranti per Vittoria Ferdinandi arriva quando la candidata sindaca finisce di spiegare il motivo per cui nel programma in base al quale intende governare Perugia per i prossimi cinque anni non c’è un apposito capitolo dedicato alla sicurezza. Perché la sicurezza, spiega, è il risultato di politiche sociali e urbanistiche, educative e ambientali, culturali, sanitarie e di partecipazione. La sicurezza è il frutto di un sistema, insomma. Il sistema-città. Indicare il bisogno di disinfettare una parte di quel sistema lasciando marcire il resto è una scorciatoia tossica, cioè un sollievo momentaneo che poi lascia le cose come le aveva trovate. Anzi, le degrada in uno scivolamento impercettibile ma inesorabile. E porta all’assuefazione al pensiero semplice, che è una delle infezioni reali e più perniciose del nostro tempo. Lo scroscio di mani su mani rimbalza da parete a parete in quest’auditorium di San Francesco al Prato troppo piccolo per accogliere le persone arrivate, che infatti tracimano nel prato all’esterno. Stupore (di chi scrive).

Le persone all'esterno dell'aditorium San Francesco al Prato durante la presentazione del programma di VIttoria Ferdinandi
Le persone costrette a rimanere fuori dall’auditorium (foto di Nicola Mariuccini)

Qualche giorno fa il direttore del Post, Luca Sofri, ha scritto che nasciamo tutti Vannacci, cioè con un’atavica diffidenza verso il prossimo che d’istinto identifichiamo col nemico, votati alla difesa della nostra autoconservazione e quindi sospettosi di qualsiasi elemento che ci domandi cambiamento. È la conoscenza o anche solo la ricerca che la precede, che ci cambia e ci apre al mondo. La conoscenza (ricerca) senza la quale saremmo ancora a prenderci a mazzate di caverna in caverna per poi finire inceneriti da un fulmine o sbranati da qualche bestia più grande di noi. Il fatto è che la conoscenza e la ricerca che consentono di fare il passo avanti e riscattarci dal riflesso condizionato del primitivismo hanno subito una tale e sistematica operazione pluridecennale di dileggio che oggi l’infezione del pensiero semplice rischia di soffocarci senza che neanche ce ne accorgiamo. Lo stupore per un applauso scrosciante al termine dell’esposizione di un concetto che necessitava la fatica del passo in più anziché accarezzare la pancia sta tutto qui.

Quell’applauso è parso come una sorta di epifania che ha manifestato la (ri)nascita di un popolo nel senso più avanzato del termine: cioè una moltitudine di persone che non è semplicemente accomunata dalla stessa lingua o cultura di fondo, ma che condivide la necessità del passo oltre. O di quella che Ferdinandi ha definito la necessità di fuoriuscire dalla trappola dell’eterno presente. La trappola dell’eterno presente è quella di un’immagine di Perugia (ma vale per l’Italia e il mondo intero) vincolata al qui e ora, una cornice nella quale l’amministrativismo viene contrabbandato per straordinarietà. Se si riesce a liberarsi dal guinzaglio corto di quella trappola si riesce a scorgere la Perugia che ha abbattuto le mura del manicomio, quella da cui Capitini ha fatto partire una marcia della Pace divenuta simbolo mondiale; si ammira la Perugia delle scale mobili all’interno della Rocca Paolina, connubio tra mobilità sostenibile e valorizzazione storico-architettonica concepito con straordinario anticipo, e quella diventata la patria di due manifestazioni di livello planetario: Umbria Jazz e il Festival del giornalismo. Quella Perugia progettava il futuro pensando che non esistesse solo il presente. Per questo il presente diventava fucina di innovazione. Se ci si condanna a rimanere intrappolati nel presente e ad abbandonare la ricerca per il passo oltre, si sprofonda nell’astenia, per di più con l’aggravante di scambiarla per vitalità.

L’applauso caldo, scrosciante e convinto giunto al termine di quel concetto di sicurezza espresso in un modo così poco da comizio e così bisognoso di profondità ha suggellato il pezzo di cammino fin qui fatto da Vittoria Ferdinandi e da chi la supporta. Che consiste nella (ri)scoperta del popolo che c’è, a Perugia come altrove. E che qui ha trovato se non altro il modo di manifestarsi come non avveniva da decenni: gioiosamente, in maniera plurale, rivendicando protagonismo diretto. È il popolo che rifiuta di incancrenirsi attorno al pensiero semplice, che connette il presente al passato e al futuro, che conosce la necessità del passo oltre e la fatica dell’innovare. E le apprezza.

Quell’applauso vale anche più del programma, perché un popolo vale più di un programma e in quell’applauso è (ri)nato un popolo nel quale si potevano ammirare tutte le sfumature della moltitudine che sta al di qua rispetto a chi ritiene che il mercato possa regolare le esistenze e che se magari il mercato non ce la fa ci si può aiutare col manganello. Un arcobaleno che si è mostrato naturalmente per quello che è, e che naturalmente – cioè rifuggendo la dannazione delle formule politicistiche e concentrandosi sui contenuti –  ha trovato i modi per mettere in comune quello che ha in comune piuttosto che valorizzare le diffidenze e le differenze. È quasi un unicum, o forse lo è del tutto. Se non altro da qualche lustro a questa parte. In questo senso, è già una vittoria. Per il resto, si vedrà.

In copertina, foto di Astolfo Lupia

6 commenti su “Toh, il popolo

  1. Fantastico questo articolo! Ha colto il nucleo dell’approccio di Vittoria Ferdinandi e il grande risveglio collettivo che si è prodotto!

  2. Complimenti, un articolo bellissimo in cui si percepiscono le sfumature dell’unicita ‘ di un popolo che sapevamo esistere ma che mai avremmo pensato qualcuno riuscisse a far palpitare e rivivere quasi in un solo cuore.Andra’ come andra’,ma questa è già una cosa storica!!!

  3. Tutto giusto, bell’articolo, ma Sofri non ha ragione. Non nasciamo tutti Vannacci. Io no, neanche i miei genitori o i miei nonni, e mille altri.. non hanno bisogno di impararlo, lo sanno da subito, da neonati 😀

  4. Ottimo articolo e brava Vittoria! Ora continua, sapendo che sarà faticoso ma entusiasmante, circondandoti di persone valide e disinteressate, senza smanie di risultati immediati ma continuando a mantenere alta la tensione, ascoltando e rispettando tutti senza deludere ma educando a guardare lontano!

  5. Un articolo che coglie perfettamente il senso delle parole di Vittoria e i sentimenti liberatori che molti, come me, hanno provato nell’ascoltare
    A parlare di complessità e di fuoriuscire dalla trappola dell’eterno presente ci vuole coraggio, di questo tempi melonsalviniani !

  6. la marziana che serviva e i perugini che sapevamo esistessero senza riuscire a trovare un luogo dell’anima in cui incontrarsi, poi come dice walter cardinali, sarà quel che sarà , ma un risultato è già acquisito, la speranza che le forze progressiste tornino a vivere al di là della politica politicante

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