Un foglio e una penna a mo di lettera
Commenti

Lettera alla marziana

 

Non potrà essere una singola persona a risolvere i mille problemi (ahinoi) e le altrettante contraddizioni (sempre siano lodate) che caratterizzano in pianta stabile chi, nei nostri territori e nell’intera Italia, giura solennemente di volersi impegnare per riuscire a costruire un’alternativa credibile al governo delle destre. Nessun uomo forte, ma una donna decisa, nessun colpo di stato, ma una disponibilità totale al servizio della collettività, nessun gioco di palazzo, ma una credibile alternativa ai giochi di palazzo nata e cresciuta all’interno di una disorientata, ma sempre viva società civile, nessun uomo solo al comando, ma una donna in grado di fare rete. Insomma viste le sabbie mobili in cui si dimena il disincantato campo progressista, la nomina di Vittoria Ferdinandi a candidata sindaca di Perugia non può che essere vista come la discesa in terra di una marziana in grado di ridare prospettiva e coraggio a quella parte di umanità che popola il capoluogo umbro e che crede ancora nei valori della mutualità, della pace come contraltare della guerra, della giustizia sociale, dell’integrazione basata sulla disintegrazione conciliatrice tra diversi che bramano incontro e non supremazia, della tutela degli ultimi attraverso la decostruzione solidale del falso mito dell’efficienza prodigiosa dei primi, della partecipazione come argine alla deriva securitaria alimentata da una propaganda allarmista che trova soluzione nelle telecamere in ogni dove e nella militarizzazione crescente dell’intero territorio, della concretezza del principio del rispetto come grimaldello in grado di squarciare la cortina di ferro creata intorno al concetto plastico e asfittico di decoro, del “conflitto” come elemento di crescita storica non lineare e non come padre di ogni male.

Prendendo spunto dal programma televisivo in cui Pif scrive al marziano per presentargli le ingiustizie terrene più disparate, provo a scrivere per punti alla nostra marziana, cercando di trasferirle quelle pulsioni che potremmo chiamare desideri e quelle paure che potremmo definire precauzioni, senza aggrapparsi alla sterilità futuribile della speranza, ma ricorrendo alla potenza senza tempo della tenacia.

Cara Vittoria, tanto per rimanere con i piedi ben saldi in terra e con la testa ben oltre ogni nuvola, visto che sei la più umana tra gli umani e che il tuo definirti marziana è conseguenza della desertificazione crescente che ha caratterizzato negli ultimi decenni la terra sempre meno verde e con sempre meno cuore che condividiamo,

che il tuo sorriso, “arma” dalla potenzialità disarmante, riesca a ricondurre a ragione chi all’interno della variegata “fauna” che dice di sostenerti, ora per convinzione esplicita ora per poco credibile acclamazione, è lì sottobanco ad affilare le armi, convenzionali e non, per regolare dei conti che vengono da lontano e che devono essere una volta per tutte superati e dismessi. Non se ne può più dell’onda lunga del renzismo che fa apologia di un centro che nel suo dipanarsi altro non è stato che l’espressione di un’altra destra, così come non se ne può più dell’onda anomala di un populismo trasversale che pensa di governare attraverso un moralismo esemplare e un’ondivaga prassi politica;

che il tuo essere dentro le difficoltà degli ultimi, degli emarginati e di chi non è in grado di sopravvivere con le proprie forze, riesca a mettere al centro della tua/nostra azione politica il disagio (economico, relazionale, collettivo) e di conseguenza ad avere il coraggio di imporre la radicalità delle contromisure senza stare troppo a pensare agli equilibrismi di potere che tanto male hanno fatto fino a ora;

che la tua capacità di ascolto, professionale e non, sia metodo condiviso e partecipato e non feticcio propagandistico. Che all’ascolto e alla comprensione dei problemi faccia seguito una capacità decisionale che vada a braccetto magari con “l’imposizione” piuttosto che farsi irretire dalle sirene pietistiche di chi, abituato all’essere generale, ricorrerà alla sistematica denuncia urlata della mancata democraticità solo perchè contrario alla strada intrapresa;

che la tua intelligenza ti porti sempre a ricordare che l’essere piegata su se stessa della tua città, il suo essere spaventata, il suo essere sfiduciata non è attribuibile interamente alle giunte di centrodestra, che certo hanno le loro colpe al di là della propaganda urlata che le caratterizza, ma che il loro giungere al potere è stato possibile per le evidenti responsabilità delle giunte di centrosinistra talmente autoreferenziali e sicure della propria egemonia da dismettere ogni dialettica critica con il tessuto vivo della città accontentandosi di mantenere come unica pratica politica il sussiego nei confronti di quei poteri forti che hanno finito con il discaricarle;

che il tuo sapere teorico e pratico tenga sempre alta la bandiera della conoscenza e dello studio approfondito come metodo di approccio alle criticità e che le criticità da sanare vengano sempre prima degli equilibri di potere che inevitabilmente ti verranno posti da più parti come condizioni strutturali per la sopravvivenza della tua augurabile giunta alternativa;

che le contraddizioni che da sempre ti rincorrono nel tuo privato, diventato pubblico per meriti riconosciuti dalla presidenza della Repubblica, che il tuo essere figlia di mondi opposti e inconciliabili cioè, sia nord di una bussola utile a orientarsi in una complessità sistemica che non deve essere banalizzata con la fraseologia spicciola e le deduzioni sgrammaticate dei sovranisti autoctoni, ma che deve essere presa di petto con l’intelligenza dello studioso che sa di doversi sporcare le mani creando consapevolezza diffusa e dando al contempo risposte concrete;

che la tua determinazione riesca a portare il fresco del movimento, che seppur flebile continua a resistere al predominio della politica dei palazzi, evitando che sia il peso della responsabilità del potere a far appassire questo agire associativo, formale e non, che rimane il solo tramando storico da proiettare nel divenire;

che l’affermarsi dell’identità positiva, il sapere dire chi si è, riesca sempre a primeggiare, senza rinunciarci, sul ricorso all’identità negativa, al presentarsi cioè in contrapposizione a ciò che si dice di non essere;

che infine tu abbia il coraggio di ribaltare il tavolo, cambiando prospettiva di osservazione e logica di intervento, consapevole che nella tua variegata coalizione c’è chi ha fatto di quel tavolo e delle sedie che lo hanno sempre contornato ragione di vita e patente d’identità.

Cara Vittoria, non rimane che mandarti un abbraccio sincero, lo stesso abbraccio che tu riserverai alla tua spaventata città.

Foto tratta da pxhere.com

2 commenti su “Lettera alla marziana

  1. Articolo molto criptico, che non spiega molto e convince poco chi come me non conosce Vittoria e tuttavia la voterà è la farà votare mancano elementi conoscitivi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *