Una vista di Perugia dal belvedere di piazza Indipendenza
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Riprendere il discorso sulla città

 

Forse perché camminare è la prima cosa che ci hanno insegnato a fare i nostri genitori, siamo portati a considerarla un’azione ovvia, un semplice spostarsi da un luogo ad un altro; invece c’è una relazione profonda tra la storia dell’andare a piedi e la storia dell’umanità e del suo pensiero. Gli uomini, camminando, hanno creato sentieri, strade, rotte commerciali; dato forma al paesaggio e creato agli incroci di questi percorsi città. Intorno alle quali sono nate grandi civiltà e ciò fa della città l’organismo sociale più importante che donne e uomini abbiano creato. Una costruzione sociale che ha un suo particolare modo di essere dato dall’urbanistica, da come si è nel tempo tratteggiato il paesaggio, dalla cucina, dal dialetto, dal modo di scambiarsi parole gesti e sguardi, da come amarsi. In definitiva ogni città è un’organizzazione complessa che vive e agisce non secondo la sommatoria dell’agire di ogni individuo ma una struttura complessa che ha una sua identità, una sua psicologia, una sua coscienza morale.

Ed è alla città di Perugia che Raffaele Rossi – che nel secolo scorso ha attraversato e segnato la storia di Perugia da giovanissimo antifascista, militante e dirigente del Pci, senatore, consigliere comunale, vicesindaco ha dedicato studi, libri, riflessioni in un rapporto di ascolto e osservazione continuo e intenso che ha fatto di lui una coscienza morale di Perugia che con i suoi scritti si è rivolto alla sua coscienza collettiva e non solo ai suoi singoli cittadini. Cosa che li rende ancora attuali, e bene ha fatto l’editore Tozzuolo a ristampare il suo “Discorso sulla città” mettendo a disposizione dei cittadini di Perugia un testo da anni introvabile, tuttora attuale e necessario che spinge a pensare, a vedersi come donne e uomini in rapporto con se stessi, con i propri concittadini, con la propria città.

Un testo ancora attuale nel quale “Lello” Rossi si confronta con l’evoluzione che nei secoli ha avuto Perugia per analizzare il presente della sua città e immaginare un suo possibile futuro. Quindi non un volume che semplicemente ripercorre la storia di Perugia ma la riflessione su ciò che perugine e perugini hanno fatto insieme e su ciò che potrebbero fare da parte di un politico sociale (ritengo che questa sia la definizione più appropriata per Lello Rossi, sia come militante politico che come storico) che ha intessuto negli anni un particolare rapporto con la psicologia della sua città, della quale ha percepito anche le più sottili sfumature. Rossi non va alla ricerca della città ideale ma della città possibile che osserva vivendoci, mantenendo nello stesso tempo la giusta distanza necessaria per individuare un plausibile sviluppo, avendo presente una caratteristica propria delle città europee, Perugia compresa: essere un insieme di molteplicità che diventano elemento costitutivo della sua specificità.

Lo fa in un tempo in cui avanza l’omologazione delle differenze tenendo conto delle oscillazioni che avvengono tra i poli della regolarità e della irregolarità, dell’autonomia e dell’integrazione, del pubblico e del privato, della permanenza e dell’innovazione. La Perugia di “Lello Rossi” non è un crocicchio dentro mura, reali o irreali che siano, che limita movimenti e relazioni verso l’esterno, nel quale i gruppi di persone controllano e vegliano gelosamente le relazioni, la vita e le idee degli individui. Rossi guarda e riflette sulla Perugia più grande rendendo visibile ciò che si tende a nascondere o a non vedere tenendo conto dei possibili desideri e bisogni dell’individuo e della collettività. Il suo è un invito a ragionare sul proprio presente e futuro come cittadini appartenenti a una comunità pensante dotata di una sua particolare essenza, ponendosi domande che valevano per la Perugia al tempo di Raffaele Rossi, valgono per quella impigrita di oggi e per quella che verrà: cosa forma il carattere d’una città? Come può una città cambiare e restare se stessa? Cosa si perde e cosa si guadagna nel passaggio da una sua forma ad un’altra? In che modo diverse forme che si sono succedute nel tempo possono arricchire il contesto nel quale si vive?

Nella foto tratta da wikimedia commons, una veduta di Perugia dal belvedere di viale Indipendenza

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