Il consiglio comunale di Perugia del 27 giugno 2022
Temi

Che fine ha fatto il nodino di Perugia?

 

Lo scorso 27 giugno il Consiglio comunale di Perugia ha approvato un ordine del giorno con il quale dava il via libera alla realizzazione del nodo/nodino di Perugia con un voto pressoché unanime. Infatti, a parte le astensioni di tre consiglieri della lista Idee Persone Perugia e del Movimento 5 Stelle, sia la maggioranza che il Pd votarono a favore. Sembrava essere il via libera definitivo all’opera, almeno da parte della politica, anche se il comune di Torgiano è ancora invece fermo sulla sua posizione originaria di ferma contrarietà. Proprio il Pd fu protagonista in quell’occasione di una clamorosa giravolta rispetto alle posizioni assunte appena un anno prima, quando, pur dall’opposizione, riuscì a far approvare dal Consiglio un ordine del giorno con il quale sostanzialmente si bocciava il progetto del nodino e si invitavano sindaco e giunta a trovare soluzioni alternative basate sul raddoppio delle rampe, il potenziamento dell’attuale viabilità secondaria e un forte sviluppo del trasporto pubblico, in particolare su ferro. «Le opere ipotizzate nel progetto – si leggeva in quell’atto proposto dal maggior partito di opposizione e successivamente approvato dal Consiglio – determinerebbero lo stravolgimento di numerose sorgenti e delle falde acquifere oltre al peggioramento dell’inquinamento acustico e atmosferico, con inevitabile ricaduta sulla vegetazione e sui flussi migratori tra l’ansa degli Ornali del Tevere e il bosco. Inoltre, non verrebbe salvaguardato il pregio del cono panoramico, con la sua particolare morfologia visibile da ogni punto stradale. Ed ancora, il borgo medioevale di Collestrada, il bosco autoctono, il patrimonio paesaggistico e naturalistico di valore inestimabile, il turismo culturale/religioso regionale (la via di San Francesco), rimarrebbero deturpati per decenni dalle massicce opere, specie la galleria artificiale, ipotizzate nel progetto. Si verificherebbe un impatto insanabile su zone agricole di pregio dove insiste un’agricoltura di eccellenza, accompagnata da una ricezione agrituristica di alto livello; infine attività economiche e produttive sarebbero fortemente penalizzate». Poi, con l’avvento della nuova segreteria comunale è arrivato il deciso cambio di passo. Contrordine compagni, le parole che accompagnavano quell’ordine del giorno di maggio 2021 non valevano più.

Di colpo sparivano insomma tutte le criticità e il nodino torna magicamente a vestire i panni di «opera strategica». La nuova rotta tracciata si basava su tre presupposti che sono il fondamento dell’ordine del giorno che il Consiglio comunale ha approvato lo scorso giugno: 1) il nuovo progetto in corso di definizione da parte di Anas risolverebbe alcune delle criticità emerse. In particolare la prima parte di tracciato verrebbe realizzata ad una quota più bassa, tutto in galleria naturale sotto la collina di Collestrada, così sparirebbe la galleria artificiale a ridosso del borgo; 2) non si realizza più solo il nodino, ma anche un ulteriore tratto da Madonna del Piano all’ospedale Santa Maria della Misericordia, seppure a due corsie, che ribalterebbe il rapporto costi/benefici rendendo l’intera operazione risolutiva per i problemi di traffico nell’area intorno a Perugia; 3) dopo l’inserimento nell’allegato infrastrutture al Documento di economia e finanza (Def), l’opera sarebbe stata finanziata con la successiva legge di bilancio (cioè quella appena apprpovata dal Parlamento, ndr).

Dopo sei mesi possiamo tracciare un primo bilancio e notare come tutte e tre le premesse siano prive di sostegno. Quanto al nuovo progetto, annunciato via via prima per giugno 2021, poi per fine 2021, poi ancora per marzo/aprile 2022 e infine per il giugno del 2022, si apprende tramite l’assessore regionale ai trasporti Melasecche che la ditta incaricata per la sua redazione, la Coprogetti di Gubbio, ha consegnato gli elaborati ad Anas a fine novembre e che «durante il mese di dicembre verranno eseguite le necessarie verifiche interne per riprendere i confronti previsti, a cominciare dalla Conferenza di servizi». Mentre le verifiche sono ancora in corso, preme qui sottolineare come questo progetto ad oggi non sia ancora stato reso pubblico. Resta pertanto un mistero capire quanto possa essere in grado di mitigare quell’impatto ambientale devastante denunciato con l’ordine del giorno approvato a maggio 2021. Anche ammesso che non sia più prevista la galleria artificiale a ridosso del borgo di Collestrada, nessuna notizia viene fornita riguardo a tutti gli altri aspetti problematici che allora furono sollevati: le falde acquifere, il peggioramento dell’inquinamento acustico e atmosferico, i flussi migratori, il bosco autoctono, il patrimonio paesaggistico e naturalistico di valore inestimabile, il turismo culturale/religioso, l’impatto insanabile su zone agricole di pregio, la ricezione agrituristica di alto livello, le attività economiche e produttive. Non sono più un problema?

Non solo, e qui veniamo al secondo punto. Il progetto che sarebbe stato consegnato nelle settimane scorse ad Anas riguarda sempre e solo il nodino come ipotizzato in origine, cioè il solo tratto tra Collestrada e Madonna del Piano. Che fine ha fatto il tratto successivo a due corsie da Madonna del Piano all’ospedale, che il Pd aveva posto come condizione sine qua non per dare il proprio assenso all’opera?

E infine veniamo all’ultimo punto, quello forse più dirimente, l’aspetto economico. A parte la forte lievitazione dei costi inizialmente preventivati, come ammesso dallo stesso assessore Melasecche, la tanto sbandierata garanzia che il nodino sarebbe stato finanziato con la legge di bilancio per il 2023 è miseramente naufragata. Giova ricordare che nell’ultimo allegato infrastrutture al Def, il nodino non rientra tra quelle a priorità più alta: il fabbisogno mancante era di oltre 20 miliardi (tra i quali rientrano i 450 milioni per il nodino). Una cifra tra l’altro da aggiornare in virtù dei forti aumenti per energia e materie prime. E prima delle strade ci sarebbero gli oltre 43 miliardi necessari e mancanti per realizzare le opere ferroviarie e altri 4 miliardi per trasporti pubblici locali di massa, che in epoca di transizione ecologica e in sintonia con gli obiettivi del Pnrr dovrebbero avere la precedenza.

Anche l’avvento del nuovo ministro per le Infrastrutture Salvini, ipoteticamente più incline rispetto al predecessore Giovannini alla realizzazione di grandi opere stradali, non pare poter offrire maggiori garanzie per il finanziamento dell’opera. Il suo attivismo pro grandi opere potrebbe anzi mettere ancor più a rischio il finanziamento per la bretella nostrana. Basti pensare al solo rilancio del ponte sullo stretto di Messina che, se dovesse riprendere slancio, andrebbe a drenare ancor di più consistenti risorse economiche.

Nella legge di bilancio recentemente approvata, per le opere stradali ci sono solo le briciole. In totale un impegno per 3,86 miliardi di euro di cui appena 250 mila a disposizione per il 2023. Tre miliardi sono solo per la Statale 106 Jonica da spendere da qui al 2037, 400 mila euro per strade nel cratere del sisma che ha colpito il centro Italia, 300 mila per l’adeguamento della Statale 4 Salaria e 160 mila euro per un nuovo fondo FIAR dove confluiscono tutte le opere considerate non prioritarie e non ricomprese né in altri fondi (PNRR, FSC) né nel contratto di programma con Anas.

Chi scrive queste righe già all’epoca nutriva forti dubbi sulla possibilità che nella legge di bilancio potesse trovare spazio il finanziamento per il nodino: un’economia già in difficoltà per i due anni di pandemia, la guerra alle nostre porte in cui siamo direttamente coinvolti, una recessione in vista e la crisi di governo che era già dietro l’angolo non consentivano di nutrire eccessive speranze. Infatti nella legge di bilancio appena approvata non c’è un solo euro di finanziamento per il nodino. Ed è singolare come nessun parlamentare umbro abbia provato a presentare un emendamento in tal senso. Neppure quel Verini che lo scorso mese di aprile garantiva ai comitati “pro nodo” la copertura finanziaria per la bretella Collestrada-Madonna del Piano-Ospedale e che, passata la campagna elettorale, ha evidentemente ritenuto esaurito il suo compito con quelle vacue promesse.

Tutto questo con buona pace dell’ex assessore Panettoni, uno dei principali ispiratori del “new deal” del Pd in tema infrastrutturale, che proprio nei commenti a uno dei nostri articoli, in risposta ai forti dubbi sollevati sul,finanziamento dell’opera, ebbe ad affermare che «solo chi non conosce adeguatamente i meccanismi di formazione del bilancio dello Stato può ancora attardarsi ad una polemica di retroguardia circa il fatto che i finanziamenti non sono ancora certi. Il Def […] è una legge dello stato, non un libro dei sogni. In esso confluiscono le opere che hanno già un progetto almeno preliminare o esecutivo, e questo è il caso di Perugia, che ha acquisito anche un parere di fattibilità con la procedura di Valutazione di impatto ambientale (quale parere, dal momento che il nuovo progetto ancora non è stato nemmeno reso pubblico?, ndr) […]. Alla Finanziaria di fine anno spetta il compito di ricomprendere le indicazioni del Def e dettagliarle se e come necessario. Nessun allarme quindi e nessuna interessata confusione sulle coperture finanziarie. […] Attardarsi ancora a mettere in dubbio la certezza dei finanziamenti […] è solo un tentativo maldestro di seminare dubbi totalmente infondati».

Ed ora cosa accadrà? In attesa di conoscere il nuovo progetto consegnato ad Anas lo scorso mese di novembre, che posizione assumerà il Consiglio comunale di Perugia dal momento che l’ordine del giorno del 27 giugno 2022 era basato su premesse infondate? E quale sarà la posizione del Pd in merito a questa opera dopo che sono stati scardinati tutti i presupposti sui quali quel partito aveva basato il suo placet?

Sono passati oltre venti anni da quando la prima bozza del nodo/nodino è stata presentata. Le nostre istituzioni regionale e comunale vorranno continuare a perdere ulteriore tempo e risorse dietro a una chimera, o si decideranno una buona volta per tutte ad abbandonare questa fallimentare idea e concentrare gli sforzi progettuali ed economici su alternative realistiche e maggiormente efficaci?

Nella foto, un momento del Consiglio comunale del 27 giugno 2022 nel quale venne dato il via libera al nodino di Perugia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *