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Terni, un’aberrante fragilità

 

La proposta, aberrante, di utilizzare i soldi del Fondo sanitario nazionale per rifare gli spalti e la copertura dello stadio Liberati in una città come Terni, in cui l’ospedale versa in gravi condizioni strutturali e di mancanza di organico, in cui i servizi territoriali pubblici presentano standard prestazionali più bassi di molte regioni del Sud Italia, in cui le liste di attesa per qualsivoglia esame diagnostico sono infinite, in un territorio in cui gli ospedali di Narni e di Amelia sono ridotti al lumicino, si sarebbe dovuta respingere al mittente, con sdegno, non appena essa è stata formulata. A maggior ragione si sarebbe dovuta respingere per la pretesa aggiuntiva che questa proposta conteneva, cioè che questa distrazione di risorse pubbliche destinate alla sanità sarebbe dovuta passare per l’accettazione contestuale del progetto di rifacimento degli spalti e della copertura del Liberati con l’approvazione a scatola chiusa di un convenzionamento di una fantomatica clinica privata, che ancorché inesistente, in un colpo solo si sarebbe dovuta approvare dal punto di vista edilizio, sotto il profilo dell’accreditamento e sotto quello del convenzionamento, in difformità alle leggi nazionali, regionali e ai regolamenti che disciplinano tale materia. A maggior ragione poi si sarebbe dovuta respingere perché essa, ad abundantiam, prevede la costruzione dell’ennesimo centro commerciale, peraltro in area priva di tale destinazione urbanistica.

Eppure l’argomento che le risorse del Fondo sanitario nazionale debbano essere prioritariamente riservate alle strutture pubbliche cui i cittadini normali si rivolgono e in cui debba trovarsi il soddisfacimento della domanda sanitaria – cosa che oggi in questa regione e in questo paese avviene meno frequentemente del dovuto, come il dato della crescita della spesa sanitaria delle famiglie a favore delle strutture private dimostra – non è stato usato che da pochissimi.

La politica, ma anche il mondo imprenditoriale e intellettuale di questa città, hanno messo plasticamente in mostra tutta la loro debolezza e la loro fragilità. La politica ha dato prova di un trasversalismo deprecabile e meschino, tutto rivolto alla ricerca del consenso della tifoseria, in una gara in cui maggioranza e minoranza (il termine opposizione in questa fattispecie certo non si può utilizzare perché è un termine qualificativo, a fronte della assenza di questa qualità) si sono autointestate la totale adesione al progetto. Tra i pochi che hanno levato una voce di dissenso il compianto professor Giampiero Raspetti, cui è vano riservare tributi se non se ne capisca, si interpreti e si raccolga la testimonianza.

Ora che la Regione, dopo aver fatto trascorrere la scadenza elettorale per dare una risposta definitiva, in un sussulto di parziale lucidità (peraltro limitata solo agli aspetti procedurali, di certo non marginali, ma neanche essenziali), ha negato la possibilità della contestualità dei due percorsi amministrativi, si è scatenato il vittimismo localista e la lamentazione contro Perugia e le sue vessazioni. Questo vittimismo è un comodo alibi per non vedere la profondità dei problemi che questa città vive e che dovrebbe affrontare e per assolvere tout court la sua classe dirigente (nella accezione più ampia). L’argomento che si usa è l’assenza di cliniche private convenzionate a Terni, a fronte di tre cliniche convenzionate a Perugia. E giù con le teorie del complotto perugino antiternano. Ora, basterebbe scaricare dal sito della Regione l’elenco delle strutture sanitarie private accreditate per vedere quanta deformazione della realtà è contenuta in questo argomento. A Terni e provincia ci sono iniziative sanitarie private accreditate pari al peso percentuale della provincia di Terni nella Regione. In alcuni settori (ad esempio quello psichiatrico) vi sono strutture accreditate solo a Terni e non in provincia di Perugia. E se alla voce cliniche, non ve ne sono a Terni, la ragione qual è? Non dovrebbe essere difficile rispondere. Perché nessun imprenditore privato a Terni fino ad oggi le ha mai proposte, mentre in provincia di Perugia sì. E questo sarebbe responsabilità della Regione? O piuttosto, della realtà imprenditoriale ternana?

Ma la ragione di fondo per cui, nel tempo, nessun imprenditore privato, fino ad oggi, ha proposto cliniche a Terni, sta nella qualità finora tenuta dalla struttura ospedaliera del Santa Maria. E colpisce solo me il fatto che si stia cercando di creare un consenso popolare intorno alla creazione di una clinica sanitaria privata nel mentre si lascia scadere gravemente la qualità del servizio del Santa Maria? Non dovrebbe essere questa la domanda che una comunità pensosa del proprio futuro dovrebbe rivolgere alla Regione ed alle istituzioni locali? Non può sfuggire che al deperimento della qualità del pubblico faccia da contraltare una crescita delle strutture private. La sanità riservata ai ricchi e i poveri si arrangino, questo è il futuro che ci riserva il governo regionale umbro.

Per fortuna quindici giorni fa le organizzazioni sindacali hanno organizzato una importante iniziativa a Perugia, a difesa della sanità pubblica. E la partecipazione che tale iniziativa ha riscosso costituisce un motivo di speranza in uno scenario triste.

Nell’immagine di copertina, uno dei graffiti di solidarietà al popolo cileno sullo stadio Libero Liberati risalenti agli anni Settanta (foto di HarPox.tr da wikimedia commons)

9 commenti su “Terni, un’aberrante fragilità

  1. Analisi assolutamente lucida. L’impressione che se ne ricava è la concezione , da parte della classe di governo regionale di una imprenditoria parassitaria che non sa vivere senza le risorse pubbliche

  2. Articolo semplicemente ridicolo,il sig benvenuti perché non si batte per far chiudere le 5 cliniche nel perugino,meglio il silenzio che scrivere cretinate

  3. Caro scribacchino, si documenti prima di scrivere certe idiozie. Qui di aberrante e psichiatrico c’è solo chi ha il consenso di mandare in giro certe falsità.

  4. Sono assolutamente d’accordo con l’articolo. Aggiungo solo che, evidentemente, l’avere questo governo regionale ha spalancato le porte al privato in tutta la Regione. A Città di Castello, da quando c’è questa Giunta Regionale, sono stati aperti già tre centri privati ed una “clinica privata” è in costruzione. Il tutto con la Giunta Comunale che va alle inaugurazioni. L’assalto alla sanità è in piena attività

  5. Buon viaggio
    Questo e’ un sincero AUGURIO di BUON Viaggio nella MELMA delle categorie inferiori e ha non rivederci piu………fate tenerezza voi del REAL PERUGIA.

  6. Potrei aver letto od interpretato male, ma il progetto stadio e clinica prevede un investimento da parte dell’imprenditore privato di 60 milioni di euro. Non credo ci siano finanziamento richiesti alla Regione Umbria. Così come non mi sembra di aver letto di un investimentio del suddetto Ente nella città di Terni per strutture pubbliche, sanitarie e non. Ma probabilmente sono in errore io.

  7. Una demolizione del pubblico a favore del privato è in corso un po’ dappertutto e nella scuola è iniziato in sordina oltre 50 anni fa. La cafonaggine anche intellettuale di alcuni commenti in dissenso parla da sé.

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