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A Terni serve un assessorato al Finanziamento

 

Purtroppo il futuro, incarnato in un presente che sembra non lasciar spazio ad alternative coniugazioni, continua a seguire, tra roboanti annunci e iperbolici proclami, la falsa riga, una sorta di elettrocardiogramma senza alti né bassi, del vivacchiare come testo base, come linea guida caratterizzata da una remissiva abitudinarietà. A Terni, dopo una campagna elettorale dominata dai toni sempre o quasi al di sopra di ogni riga plausibile; dopo il primo Consiglio comunale in cui l’irruente irritualità del gruppo unico di Alternativa Popolare ha messo a dura prova i convenzionali modi istituzionali, dimostrando senza dubbio alcuno come lo spirito correntizio tipico della Democrazia cristiana preso a modello dal sindaco Bandecchi in realtà altro non è che un replicarsi numerico della stessa monolitica linea (Bandecchi 1, Bandecchi 2, Bandecchi 3 etc) in cui uno ordina e gli altri obbediscono con disciplina; dopo che i guerrieri del verde e corazzieri del decoro hanno lanciato i loro ultimatum al selvaggio west e sottratto panchine ai disperati senza dimora; dopo che il barbaro eloquio, a forza di alzare l’asticella del disprezzo, non si è accontentato di umiliare la minima decenza della dialettica, ma è scivolato fragorosamente nella pratica del corpo a corpo; dopo che le opposizioni disunite e il campo largo che non fu continuano a ristagnare nella sterile denuncia di modi ed espressioni di chi con tali modi e tali espressioni è diventato prima cittadino onorario (per merito loro) e poi sindaco (per demerito loro); dopo tutto questo quello che rimane, tralasciando gli echi delle polemiche e lo squillare degli annunci, è il vuoto spinto di una prospettiva che non c’è, di una visione pratica del fare che inizia e finisce con il cesarismo ostentato che si plasma con l’impotenza celata.

L’effetto Bandecchi al di là dell’evidenziare, come se ce ne fosse stato il bisogno, la crisi irreversibile della sinistra a livello europeo e la protervia da bottegai accecati da se stessi della destra ternana, nulla sembra aver cambiato, soprattutto nella incapacità di mettere a sistema una rete di esperienze e competenze in grado di drenare risorse di cui questa città, in eterna attesa di una manna così evocata da farsi divinità senza apparenza, ha assoluta urgenza. Bandecchi oltre al peggio, che fino a ora ha ben rappresentato e altrettanto bene ha fatto rappresentare dalle sue truppe correntizie, poco o niente ha fatto in tema di discontinuità. Il suo esser libero dai vincoli delle classiche filiere di comando – che senza distinzioni hanno troppo spesso relegato Terni nell’angolo dell’impotenza sacrificandola alle maggiori ragioni di cause di dimensioni più ampie (territoriali e/o tematiche) – unico lato con potenziale da poter spendere, unica freccia, se non credibile verosimile, da scoccare è rimasta nella faretra.

Prima del riequilibrio territoriale, prima di riappropriarsi dei canoni dell’idroelettrico, questa città avrebbe dovuto (dovrebbe, tutto è ancora fattibile) giocarsi la carta dell’assessorato al Finanziamento. Invece di continuare a dipendere in posizione di eterna subalternità dalle decisioni prese in altri luoghi e in altri palazzi, di dover sottostare alle regole senza alternativa del dissesto che fa del passato futuro negando ogni presente, è ora di far essere all’altezza dei compiti l’amministrazione e con essa l’intera città. Istituzionalizzare un assessorato al Finanziamento, non secondo logica di spartizione o di mera facciata, ma seguendo i criteri del programmare competente e dell’organizzare senza guardare in faccia niente e nessuno, significherebbe veramente introdurre una reale novità in grado di rimettere in moto un’intera collettività. Riuscire a investire risorse, che è ben altra cosa rispetto allo scommettere denaro, sulla creazione di un vero e proprio assessorato al Finanziamento che non si limiti all’assessore, ma che sia capace di mettere a sistema un’organizzazione complessa in grado di contenere e far interagire enti pubblici, soggetti privati imprenditoriali e non, associazioni di volontariato, enti locali di promozione, singole persone, cooperative intorno a idee che, grazie alla capacità di essere finanziate, si possono trasformare in prospettive concrete, significa far entrare una volta per tutte Terni nel sistema Europa, significa costruire un modello virtuoso che, grazie alla cooperazione a più livelli di competenze esistenti e mai sfruttate, sia in grado di ridare dignità senza declamare decoro e di garantire autonomia senza dover dichiarare guerra a chicchessia.

In fin dei conti i progetti ordinari possibili al di fuori della straordinarietà del Pnrr rappresentano non una semplice ancora di salvataggio temporanea, ma una vera e propria prospettiva di sviluppo permanente. I fondi ci sono, quello che manca è troppo spesso la capacità tecnica di reperirli, la competenza politica di indirizzarli, la perseveranza civica di pretenderli. Insomma mettere in piedi, senza argilla, ma con determinazione ingegneristica l’assessorato al Finanziamento non si limiterebbe al reperire risorse essenziali, ma avrebbe l’inestimabile valore aggiunto di mettere in rete una serie di competenze umane e professionali, pubbliche e private, solidaristiche e imprenditoriali, oggi disconnesse e scollegate, se non abbandonate e sconfortate. Sindaco Bandecchi smetta di “berciare” e di far affidamento sulla sua massiccia corporalità, così ben proporzionata da risultare minacciosa nella sua taurina armonia. Provveda, grazie all’orizzontalità correntizia, al suo essere centrista senza vincoli di partito, al suo essere uomo di impresa e di vittoria, a istituzionalizzare un assessorato al Finanziamento in collaborazione con la città tutta. In fondo anche lei sa che ogni Cesare trova i suoi limiti più grandi nel cesarismo, mentre ogni prospettiva concreta è tale solo se capace di vedere oltre grazie a un’organizzazione sociale che sappia rinunciare a chiunque senza dimenticare nessuno.

Foto da rawpixel.com

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