Una veduta di Assisi
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La politica al tempo del civismo

 

Le difficoltà della sinistra radicale, l’affanno dei partiti di destra e di sinistra e l’irruzione delle liste civiche (e personali) che rendono le persone che vincono uomini e donne sole al comando. Riceviamo da Luigino Ciotti, candidato a sindaco di Assisi per la lista @sinistra, una riflessione sul voto nella sua città che è però valida anche a livello generale

Il risultato elettorale delle elezioni comunali 2021 di Assisi, per @sinistra e per il sottoscritto che ne era il candidato sindaco, sono molto deludenti, anzi marcano una sconfitta rispetto all’obiettivo prefisso di ottenere un consigliere comunale per cui occorreva una percentuale decisamente maggiore rispetto al nostro 3,17%, 467 elettori che ringraziamo. Questo risultato è però uno dei migliori raggiunti, nei vari comuni italiani in cui si votava, dalla sinistra che noi rappresentiamo, che oggi è in grave crisi e molto frammentata. Questo però non ci consola perché noi ci aspettavamo un risultato molto maggiore, stando anche ai sondaggi che circolavano e agli umori che percepivamo, oltre alle tante dichiarazioni di voto che abbiamo avuto a nostro favore. La realtà è stata un’altra e senza problemi e giustificazioni la analizziamo.

Perché questa distanza tra l’attesa ed il risultato finale? Moltissimo ha influito, come al solito, la campagna elettorale, soprattutto nell’ultima fase, per il voto utile fatto dalla coalizione del cosiddetto “centrosinistra” per impedire la vittoria del centrodestra, anzi destra perché a trazione Lega e Fratelli d’Italia. Alla luce dei risultati questo pericolo non c’era, visto che la differenza dei voti tra la Proietti e Cosimetti è stata di ben 1.350 (7.401 contro i 6.251 del candidato della destra), ma è stato talmente sbandierato che molti elettori, anche di sinistra, lo hanno ritenuto reale e hanno fatto una scelta diversa dalla nostra per fare argine ed impedire che ciò avvenisse.

Oltretutto noi abbiamo dimostrato di avere uno scarso radicamento in molte frazioni. Possiamo aggiungere che non paga, elettoralmente, il nostro volontario rifiuto di logiche di marketing politico (carrelli, vele, cene, aperitivi, manifesti giganti, pubblicità su siti e giornali, ecc..) con eccessivi costi, per noi immorali, vista la difficile situazione economica di centinaia e centinaia di famiglie assisane. Per trasparenza vi diciamo che noi abbiamo speso 5.362 euro, di cui 3.700 per spedire a casa di 11.108 famiglie il nostro programma elettorale sintetico. Fate voi la differenza con le decine e decine di migliaia di euro spesi da altri candidati essenzialmente per pubblicizzare sé stessi e non i contenuti.

La personalizzazione della politica, che noi abbiamo rifiutato, era già presente nel nome delle liste di tutti i candidati sindaci. Infatti 5 erano dedicate a Fasulo, 2 erano con il nome della Proietti e una ciascuno erano targate Cosimetti e Sannipola. Le liste non rappresentano più idee e organizzazioni sociali ma singoli individui.

Inoltre abbiamo assistito a carrellate di uomini politici (Salvini, Conte, Giorgetti, Bersani, Sileri, Nardella eccetera) venuti ad Assisi a sostegno dei candidati maggiori, e anche questo ha fatto presa nell’immaginario collettivo.

Detto questo di noi però, non possiamo non dire che le elezioni le ha vinte la sindaca Stefania Proietti, alla quale facciamo i complimenti pubblici e l’augurio di buon lavoro per il bene di Assisi, e le hanno perse quasi tutti gli altri. Ha vinto Proietti non solo perché non c’è stato nemmeno il previsto ballottaggio, ma perché la candidata ne ha riportati 849 più rispetto alla sua coalizione e perché ha imposto il civismo delle sue due liste alla politica dei due partiti nazionali che l’appoggiavano, Pd e M5S (3.691 voti complessivamente contro i 2.861 delle altre due) e avrà la maggioranza all’interno della maggioranza in consiglio comunale ed in giunta, cosa che non aveva ottentuo nella precedente legislatura, potendosi permettere quindi di fare ciò che vuole. Il bottino che porta a casa non è male, anche se deve fare i conti con l’astensionismo che in cinque anni è aumentato del 4,53 per cento. In totale non sono andati a votare ben 7.915 elettori e quindi i voti presi da Proietti sono solo il 32,09 per cento dei voti complessivi. Cioè: i due terzi dei cittadini di Assisi non hanno sostenuto la candidata vittoriosa, e questo dovrebbe essere materia di riflessione per lei, per la sua coalizione, ma anche per tutte le altre forze politiche e sociali.

Le elezioni le ha sicuramente perse il centrodestra che era convinto di vincerle e di riconquistare Assisi, che aveva governato per venti anni dal 1997 al 2016. Dentro questo schieramento ha perso, e nettamente, la Lega che rispetto alle elezioni regionali del 2019 lascia ben 3.902 voti e un clamoroso -30 per cento (1.773 voti oggi contro i 5.675 di due anni). Una scoppola sonora mitigata dai 2 consiglieri presi (uno di discendenza dinastica) che non avevano. Forza Italia non è da meno, perché per la prima volta dopo tanti anni non avrà più un suo rappresentante in consiglio comunale. Pochi voti, 845, e il 6,21 per cento nonostante l’apporto e la donazione di sangue delle truppe (poche, visto il risultato) di Unione di Centro-Progetto Assisi dell’ex sindaco facente funzione Tonino Lunghi e dell’ex consigliere transfuga Luigi Bastianini.

Sconfitte le ambizioni extraterrestri di Fasulo e quelle senza radicamento sociale di Sannipola con una lista in buona parte extracomunale.

Ma non sono rose e fiori nemmeno nella coalizione vincente. Il M5S, che ha concluso la sua alternatività accomodandosi con la speranza di uno strapuntino nella maggioranza, perde 905 voti e e passa dal 9,81 per cento al 4,65 per cento. Insomma perdere più della metà del proprio elettorato è una sonora bocciatura. Il Pd, di cui non abbiamo avuto molte notizie della sua esistenza nei cinque anni di legislatura, ha in realtà guadagnato l’1,24 in termini percentuali (17,09% contro il 15,85% del 2016) ma solo perché è calato il numero dei votanti. Infatti in voti assoluti è rimasto identico con 2.327 contro i 2.323 di cinque anni fa, ma aveva ottenuto 2.469 voti e il 18,7% alle regionali del 2019. Perde due consiglieri comunali sui sei che aveva e almeno un assessore, se non due.

La sindaca, grazie all’ottimo risultato delle due sue liste civiche, ha in mano il boccino per scegliere la giunta che vuole. I voti dei cattolici sono finiti nel suo carniere e anche questo ha contribuito a fare la differenza con il centrodestra.

Noi abbiamo perso, ma il nostro progetto politico prosegue. La nostra identità è chiara, sia graficamente che come contenuti. Siamo una forza autonoma, alternativa e autosufficiente e non abbiamo bisogno di nasconderci, come altri, e scomparire nel Pd. @sinistra non è nata per governare Assisi, ma per essere un momento ed un riferimento locale di un processo di riaggregazione di una sinistra dispersa, frantumata, delusa che è in difficoltà nel mondo ed in Italia. Questi sono i nostri legami e le nostre radici, e a questo mondo, che va ben al di là di Assisi, siamo legati e cerchiamo di dare un contributo, partendo dal lavoro politico sul nostro territorio. La nostra sinistra non vive senza conflitto sociale, senza autorganizzazione dei cittadini sui problemi sociali, e l’assenza di ciò nel nostro comune l’abbiamo pagata anche elettoralmente, per noi che non privilegiamo il terreno istituzionale ed elettorale come lavoro politico. Non siamo scomparsi, come tutti gli altri che non erano entrati in consiglio comunale dopo le elezioni del 2016, e non lo saremo dopo queste del 2021.

“Ben scavato vecchia talpa” diceva Karl Marx.

Foto dal profilo Flickr di Roberto Ferrari

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