Il Carapace, scultora di Arnaldo Pomodoro nelle tenute Lunelli di Castelbuono, in Umbria
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Arnaldo Pomodoro e l’Umbria

 

In visita a Terni, colpito dai manufatti del polo siderurgico, l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini consigliò di celebrare i cento anni delle Acciaierie di Terni e il lavoro degli operai con un monumento, suggerendo da appassionato dell’arte del Novecento qual era, il nome di Arnaldo Pomodoro. Raccomandazione accolta dal sindaco di Terni, Giacomo Porazzini, che con Mario Finocchio, maestro fonditore delle acciaierie, si recò nello studio milanese di Pomodoro che accettò la proposta dicendo loro di non volere però utilizzare l’acciaio, poiché lui lavorava solo il bronzo e sapeva di altri scultori che avevano provato a usarlo non riuscendoci. L’insistenza di Finocchio, consapevole delle capacità delle maestranze degli operai e della tecnologia della Terni, l’ebbe vinta sulle resistenze di Pomodoro, che divenne così l’autore di una scultura unica al mondo: alta 30 metri larga 5 per lato, la più grande che Pomodoro abbia realizzato, la prima al mondo in acciaio inossidabile.

Se dall’idea iniziale del presidente Pertini, alla successiva volontà del sindaco Porazzini, alla mente e alle mani di Pomodoro, fino al lavoro di Finocchio e degli operai della Terni è stato un lungo laborioso impegno prima di poterla vedere svettare a Terni nell’attuale collocazione, breve è stato invece il tempo che la scultura ha impiegato a diventare uno dei simboli di Terni. Tutta in acciaio inossidabile le sue varie parti ricordano l’evoluzione dell’arte della fusione e i vari periodi del lavoro con la punta che pare d’oro a rappresentare il futuro e il benessere: un orizzonte così in alto da essere praticamente irraggiungibile. Si chiama “Lancia di Luce” ma per i ternani è “l’Obelisco di Pomodoro”. Fusione di arte, passione, genialità, ingegno, energia, lavoro, tecnologia. Di notte diventa una lama luce che – come le colate degli altoforni illuminano i capannoni della “Terni” – illumina la città arrivando quasi a toccare il cielo.

La Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro (foto di Paolo Carnassale da wikimedia commons)
La Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro (foto di Paolo Carnassale da wikimedia commons)

Ma il rapporto di Arnaldo Pomodoro con l’Umbria non inizia con “l’Obelisco di Terni”. Ha radici più estese e antiche che partono da Spoleto, da quel fondamentale avvenimento che nell’ambito del Festival dei due Mondi del 1962 è stato “Sculture nella città”. Mostra voluta dal compianto critico d’arte Giovanni Carandente che vide esposte per la città opere dei più grandi scultori dell’epoca e ha arricchito Spoleto e l’Umbria culturalmente e di alcune di quelle opere che vennero donate alla città, come il “Teodolapio” di Alexander Calder – divenuto in breve un simbolo di Spoleto – il “Dono di Icaro” di Beverly Pepper, la “Colonna del viaggiatore” di Arnaldo Pomodoro.

Un colloquio, quello di Spoleto tra le sculture di Beverly Pepper e quelle di Arnaldo Pomodoro, ripreso a Todi nel “Beverly Pepper park” con i cinque “Scettri” di Pomodoro, a suggellare anche la bella amicizia tra i due artisti nata a Spoleto. Un’intesa che in qualche maniera prosegue nelle campagne umbre, tra le opere di Pepper che vanno verso il cielo unendo all’immaterialità dello spazio la materia di cui sono fatte sancendo quello che Beverly chiamava «incidente divino», e il “Carapace” di Pomodoro nato dal desiderio della famiglia Lunelli di vedere realizzata una cantina che fosse un monumento alla cultura del vino. Una proposta accolta da Pomodoro che pensò a un’opera che fosse contemporaneamente scultura e architettura, mettendo in discussione i confini tra le due forme espressive, che dialogasse con il paesaggio esterno integrandosi con la dolcezza delle colline umbre e dei vigneti e con lo spazio interno dove fosse possibile lavorare, produrre, vendere, acquistare quel vino alla cui produzione doveva essere strettamente funzionale. Da cui l’idea di una forma che ricordasse, appunto, il carapace di una tartaruga simbolo di longevità, sintesi dell’unione tra terra e cielo, tra arte e natura. Un’opera del tutto particolare, unica. Forse la prima scultura al mondo al cui interno è possibile vivere, lavorare, camminare, parlare, bere vino. Una scultura-architettura di Arnaldo Pomodoro, lo sculture che ha dato forma alla figure geometriche e alle lacerazioni al loro interno che il “Carapace” a chiunque vi entri dentro consente di vedere e vivere dall’interno.

Nella foto di copertina, il Carapace delle Tenute Lunelli a Castelbuono (foto dal sito internet tenutelunelli.it)

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