Altorilievo dei tre Apostoli di Agostino Di Duccio
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Gli Apostoli perugini di Agostino Di Duccio

 

Nella Firenze del ‘400 non doveva essere facile per uno scultore farsi largo dovendo confrontarsi con l’opera di artisti del calibro di Donatello, Ghiberti, Luca della Robbia, Michelozzo. Forse fu la fortuna di Agostino Di Duccio venir bandito con il fratello orafo Cosimo dalla sua città per un furto d’argento nella chiesa della SS. Annunziata.

Colpevole o non colpevole, vero o fantasioso che sia l’episodio, sta di fatto che Agostino di Duccio divenne artista itinerante tra Venezia, Bologna, Rimini dove ha operato al tempio malatestiano, e soprattutto Perugia, città nella quale ha lavorato per due lunghi periodi diventando con Domenico Veneziano, il Beato Angelico, Piero della Francesca uno degli artisti che hanno portato il Rinascimento a Perugia.

Segni importanti di questo sono disseminati per Perugia dalla coloristica facciata dell’Oratorio di san Bernardino a san Francesco al Prato, nel Duomo, sia con un calco in gesso in una sua parete esterna, sia nel museo della cattedrale con i frammenti di un altare della Pietà, nel borgo di Porta san Pietro con un dossale nella chiesa di san Domenico e con una porta d’ingresso alla città che sembra un albertiano arco trionfale al punto che seguendo le sue opere sparse per Perugia si ha la conferma tangibile di cosa Luciano Bellosi intendesse quando a proposito delle città italiane parlava di «Museo diffuso».

Effettivamente la città storica di Perugia è un museo diffuso che va oltre le mura medievali, fatto di piazze, vicoli, facciate, panorami, spazi sotterranei e spazi chiusi. Uno di questi è la Galleria Nazionale dell’Umbria. In alto sul Palazzo dei Priori, girando per le sue stanze è come passeggiare per uno spazio pubblico sopraelevato e coperto della città ricco di capolavori dal quale si godono pure scorci magnifici di Perugia e si capisce perché Capitini abbia detto che sopra di sé Perugia non ha nient’altro che il cielo e il motivo per cui Henry James l’abbia definita la città dei panorami.

Uno di questi, purtroppo rovinato da ammassi di antenne sui tetti, si vede da una loggia dell’Alessi dove sono esposte piccole sculture di Agostino di Duccio: una bellissima pierfrancescana Madonna col Bambino in terracotta, due angeli e una Annunciata dalla facciata della chiesa della Maestà delle Volte.

Poco per quello che Agostino rappresenta a Perugia e per il resto delle sculture che la Galleria custodisce, anche queste provenienti dalla facciata della Maestà delle Volte. Un oratorio forse voluto a ridosso della Piazza per rendere più vissute, vivibili e rispettate le Volte della città degradate da balordi perugini che vi si radunavano protetti dalle sue oscurità. Demolito nel 1566 è rimasto nella via un delizioso archetto nel classico bianco e rosa perugino e in Pinacoteca una serie di Apostoli in altorilievo le cui «forme solenni e conchiusamente armoniche, il modellato tenue e sintetico, si animano di pittorica leggerezza e di intima passione» (Isa Belli Barsani).

Alcuni di questi Apostoli – «significativo documento della maturità del maestro» (Vittoria Garibaldi) – che dai più giovanili incanti pittorici di san Bernardino virano verso un adulto forte espressionismo avrebbero potuto (dovuto?) trovare posto in pareti vuote della loggia per quello che l’arte di Agostino di Duccio rappresenta a Perugia, per la loro qualità, per le lacerazioni che il tempo e la storia vi hanno lasciato, per le suggestioni ed evocazioni che suscitano, per i racconti che consentono, per diventare un’ulteriore significativa sosta in quel museo diffuso che tutta la Città storica di Perugia è.

Foto degli Apostoli da Vittoria Garibaldi, Galleria Nazionale dell’Umbria, Quattroemme, Perugia.

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