Un fermo immagine di Radio Tele Galileo del consiglio comunale con la rissa tra Cecconi e Bandecchi
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La sindrome di Carletto

 

Per chi con inconsapevole e spensierato sguardo sul mondo ha visto dispiegarsi il passaggio da bambino ad adolescente durante gli anni ottanta, mitici per alcuni e deleteri per altri, il duetto cantato tra Corrado (Mantoni) e il terribile Carletto è un riferimento imprescindibile al pari di Sandokan e Orzowei. Carletto, bimbo terribile sempre pronto a fare i guai, di fronte ai disperati richiami di Corrado basati sul famigerato «e questo non si dice e questo non si fa», rispondeva con mirabile e ingenua perfidia «E io che sono Carletto L’ho fatta nel letto, l’ho fatta nel letto L’ho fatta per fare un dispetto Che bello scherzetto per mamma e papà». Il curriculum di Carletto, a dire dell’adulto Corrado, era un curriculum di tutto rispetto: dalla sorellina picchiata, alla nonna chiusa in cantina, ai pesci nel frullatore, passando per la coda tirata del gatto. Una serie di azioni meritevoli della giusta punizione, come garantito e promesso dal morigerato genitore.

Senza nulla togliere al totemico duetto, la situazione politica di Terni ricorda molto la sfrontatezza di Carletto (Bandecchi), che di fronte ai richiami all’ordine dell’impotente Corrado (minoranza tutta da Fdl al Pd passando per i Cinque stelle), non solo non si pente di tutte le monellerie di cui è accusato, ma rilancia con fervore, dichiarando esplicitamente che più continuano a dirgli cosa sia lecito e cosa non lo sia più lui è pronto ad alzare l’asticella del politicamente (s)corretto. Uscire da un impotente moralismo, che promette punizioni attraverso il sistematico ricorso ora al prefetto ora al ministro degli Interni, senza tralasciare carabinieri e polizia, è un’urgenza dell’area goffamente autodefinita progressista, dettata dalla perentorietà del qui e ora. Invece di continuare a lanciarsi ottusamente contro un muro di gomma fatto di tracotanza caratteriale e “forza” politica – la genuflessa e accondiscendente dialettica interna di Alternativa Popolare, pur essendo la cosa più lontana dalla logica di potere correntizia tipica della Democrazia cristiana tanto richiamata dal sindaco è un dato di fatto inoppugnabile, e unita al sistema elettorale delle comunali dà a Bandecchi un potere assoluto – è il momento di incalzare politicamente la giunta e il consiglio sulle azioni che hanno già messo e continueranno a mettere in atto. È il momento cioè di non limitarsi a strillare ai quattro venti contro la famelicità del lupo cattivo, ma di sottrargli la carne con cui è solito nutrire la propria boria di uomo invincibile, forte del riscontro che la città, mi dispiace per chi fideisticamente sostiene il contrario, sembra pronta a riconoscergli.

Di carne al fuoco ce ne è a sufficienza e ce ne sarà ancor più, il nuovo ospedale in particolare e la sanità in generale, con l’obbligatorio intreccio con la Regione guidata dal centrodestra, apre scenari tanto interessanti quanto scivolosi per tutti. Un particolare/generale che si inserisce all’interno del rapporto pubblico/privato, campo in cui la vicinanza tra i desideri imprenditoriali di Bandecchi e le volontà privatizzanti del centrodestra, fosse anche per inerziale spinta di contrasto, dovrebbe portare i progressisti su posizioni chiare a difesa di un settore pubblico al servizio della collettività e non della burocrazia che, gestendolo incontrastata, apre spazi sempre maggiori alla tanto sbandierata (e strumentale) efficienza del privato competente.

Limitiamoci per ora: alla pineta Centurini che fu, alle panchine di corso Tacito sostituite dalle macchine in temporanea fermata, alla vigilanza privata targata Unicusano. Cosa unisce il fare disinvolto e decisionista di Bandecchi con le passate gestioni – accusate più o meno giustamente di immobilismo – di centrodestra e centrosinistra? A sentire i protagonisti nulla, “niente è come prima” sostengono all’unisono per contrapposte ragioni, mentre a ben guardare, fermo restando il fatto che Bandecchi ha dato un colpo mortale allo status quo non fosse altro per il suo passaggio da finanziatore di programmi altrui a protagonista assoluto in prima persona, molto di quello che succede oggi è figlio di quanto fatto e/o non fatto ieri. La propaganda di Bandecchi sostiene: se i pini pericolanti sono venuti giù è per la mancata cura degli anni precedenti; se le panchine sono state divelte è per l’inadeguata risposta che i servizi hanno dato ai bisogni degli ultimi mettendo a rischio la sacralità del decoro urbano; se la vigilanza privata circola con finanziamento universitario privato è perché, oltre a una retorica securitaria massiccia, poco è stato fatto sul campo, le tante parole cioè mai si sono trasformate in atti concreti. La contro-propaganda di centrodestra, superata sul proprio campo, può solo attaccarsi al rispetto (ovviamente sostanziale per certi aspetti) della forma attraverso il ricorso alle autorità istituite. Al campo progressista non rimane che riconoscere alcune evidenze esplicitate strumentalmente dalla propaganda dell’uomo del fare e riuscire a costruire una nuova idea di città aperta alla cittadinanza che sia in grado di prendere le distanze dagli errori fatti.

La cura del territorio, la sua manutenzione, la tutela e l’ampliamento del verde sono aspetti importanti che diventano fondamentali in una città a vocazione industriale come Terni; il supporto alle fasce deboli tramite un’assistenza pubblica capillare e organizzata è elemento imprescindibile che deve precedere e oltrepassare ogni plastica e sterile idea di decoro, è il rispetto reciproco che deve essere messo in campo in sostituzione di questa idea asfittica di ordine visivo; la tematica della sicurezza deve essere declinata attraverso il concetto della vivibilità e il controllo “armato” del territorio sostituito con la partecipazione attiva dei cittadini. Insomma dite e fate qualcosa di sinistra, uscite una volta per tutte dalla fila indiana organizzata dalla destra in difesa delle istituzioni attentate dal finanziatore per eccellenza oggi libero battitore, liberatevi dalla sindrome dell’unno che attacca la civiltà, perché quell’idea di civiltà che tanto difendete ha tratti barbari per vostra debolezza di pensiero e grossolanità di azione. Quell’uomo che tanto avete idolatrato fino a riconoscergli onorarietà è immagine riflessa della vostra cattiva coscienza, smettete di ululare alla luna, tornate a fare politica di parte, tornate a occuparvi dei problemi degli ultimi altrimenti saranno proprio gli ultimi a fare da base e supporto al ferino andante dell’uomo invincibile che tutto fa per gli altri e nulla per sé. Anche Corrado sarebbe con voi, con buona pace di Carletto.

Nella foto un fermo immagine del video di Radio Tele Galileo sul famigerato consiglio comunale con rissa sfiorata tra il sindaco Bandecchi e il consigliere di FdI Cecconi

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