Una veduta di Umbertide con la Rocca sullo sfondo
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Le sfide di Umbertide

 

Sauro Anniboletti, Luca Carizia, Lorenzo Cavedon, Silvia Cecchetti, Francesco Cenciarini, Filippo Corbucci, Alessio Ferranti, Tommaso Fiorucci, Marco Floridi, Giulia Medici, Anna Lisa Mierla, Giovanna Monni, Spartaco Montanucci, Tiziano Riberti, Federico Rondoni, Alessio Silvestrelli, Alessandro Villarini. Questa la nuova composizione del Consiglio comunale di Umbertide. Cosa attendono le persone (8.758 votanti al primo turno e 7.853 al secondo) che le hanno indicate per amministrare? Prima di azzardare qualche ipotesi di risposta partiamo dalla “provocazione” iniziale. Abbiamo riportato i nomi dei/delle neo consiglieri/e in rigoroso ordine alfabetico (senza distinzione di partito né di ruolo) perché il futuro delle collettività locali interpella sempre l’insieme delle rappresentanze istituzionali elette, siano esse di maggioranza che di opposizione. Ognuna si deve far carico del proprio ruolo e delle relative responsabilità.

La macchina comunale

Per poco più di 16 mila persone residenti nei 200 chilometri quadrati di territorio la “macchina” comunale umbertidese dispone di 84 persone nei ruoli più disparati che assorbono 3,13 milioni l’anno. Sono incaricate di far funzionare servizi che nel 2021 hanno significato entrate “di cassa” per 24,85 milioni di euro e uscite per 21,65 (di cui 13,45 di spesa corrente, quindi vincolata). L’avanzo è arrivato a 3,2 milioni. Utile evidenziare che i tributi hanno toccato 8,79 milioni. Questi dati – – aiutano a concretizzare il quadro a cui fare riferimento, pur nella consapevolezza che si tratta di uno sguardo “semplificato” rispetto all’articolazione del bilancio. Comunque, per farsi un’idea ancora più precisa riportiamo nella tabella le grandezze economiche di alcuni specifici servizi.

Servizi ma non solo

L’istituzione comunale, tuttavia, non può limitarsi a erogare servizi, pur indispensabili, ma ha il dovere di disegnare il futuro della collettività. Un impegno che parte dalla consapevolezza dei temi strategici che ne determineranno il futuro a seconda di come verranno affrontati. Azzardiamo un approssimativo elenco: calo demografico; servizi per la salute e la sanità; scuola pensata come agenzia educativa comunitaria; lotta alla disuguaglianze e alle discriminazioni; impronta ambientale, adattamento climatico; adattamento climatico comunità energetiche rinnovabili; solitudine delle persone anziane; rifiuti utilizzabili come materie seconde; barriere architettoniche, visive, culturali, generazionali, burocratiche; agricoltura di filiera corta; cultura come elemento di attrazione; lavoro ed economia sostenibili.

Pierantonio da non dimenticare

Si tratta di un tema su cui campeggia la necessità di ridare vita alla porzione di comune (abitata da circa mille persone) colpita dal terremoto del 9 marzo: a Pierantonio (e Sant’Orfeto) si misurerà la capacità di intervento dello Stato nel suo insieme, ma toccherà al Comune tracciare le linee di una ripresa che avrà da affrontare tutti i temi appena enunciati. Per di più in uno spazio ben delimitato e abitato da una comunità composita che chiede solo di vivere, lavorare, studiare con quel minimo di serenità indispensabile a ridare un futuro a quella che è stata una delle frazioni più vivaci delle 13 sparse nel territorio.

La cittadinanza è la prima risorsa per il futuro

Questioni mastodontiche: per affrontarle sarà indispensabile una mobilitazione permanente della cittadinanza e della sua intelligenza diffusa, molto consistente a patto che la si voglia ascoltare con nuove forme di confronto e coinvolgimento fuori dall’aula consiliare perché vengano utilizzate nel modo più proficuo le risorse disponibili con tutti i finanziamenti pubblici in circolazione: dal Pnrr ai fondi europei, fino alle risorse delle fondazioni (bancarie e non). Una prima sfida potrebbe essere quella del “bilancio partecipativo”, enunciato nel sito ufficiale del comune senza ulteriori contenuti riferiti alla sua attuazione pratica. Un’agenda fitta di impegni attende tutte le persone che si rendono conto della gravità della situazione: ambientale, sociale, economica, culturale. Nel secolo ventunesimo dell’era cristiana le società industriali possono progredire solo se quote significative di cittadinanza esprimono le loro istanze, mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie idee per un confronto paritario con le rappresentanze istituzionali, salvo il diritto di queste ultime ad esprimere le determinazioni finali.

Foto di trolvag da wikimedia commons
Questo articolo è stato pubblicato anche nel numero di giugno 2023 del mensile l’altrapagina

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