Intervista a Valerio Marinelli, uno dei cinque precari dell’Isuc che dal primo gennaio non lavorano più all’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea che ha chiuso i battenti. Marinelli parla dell’importanza dell’istituto, delle sue attività, di come lui e suoi colleghi e colleghe non usufruiranno di ammortizzatori sociali, essendo i loro contratti precari, e di quanto la cultura sia assimilabile al welfare: «Se vai a teatro o leggi un libro o comunque coltivi un interesse, magari eviti gli antidepressivi e stai meglio».
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L’Isuc, chi ci lavora e il valore che l’Umbria rischia di perdere
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