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Le vittime di mafia umbre e il senso del campo di Libera

 

Ci sono tre nomi di persone nate in Umbria (tutte a Terni e provincia) nel “sacrario virtuale” dove sono raccolte la vita e la morte delle oltre mille vittime innocenti della mafia: entrando in www.vivi.libera.it si possono rintracciare quelli di Roberto Antiochia (agente di polizia di scorta al vice-questore Ninni Cassarà, ucciso a Palermo nel 1985) e di Stefano Picerno, vigile del fuoco intervenuto in via Palestro a Milano nel 1993. Entrambi nati a Terni. Al loro si è aggiunto quello di Barbara Corvi, amerina, sparita nel nulla il 27 ottobre del 2009.Le vite di Roberto, Stefano e Barbara – narrate da Giuseppe Fiorenzano, del presidio di Terni intitolato ad Angela Costantino – hanno riempito il pomeriggio del penultimo giorno di attività al campo estivo organizzato da Libera Umbria (presidio Renata Fonte) a Pietralunga: ragazze e ragazzi partecipanti hanno anche potuto scambiare idee in video collegamento con Irene Corvi, sorella di Barbara. In fase di chiusura di questa esperienza è cosa utile sottolineare il coinvolgimento dei presìdi locali di Libera (tra parentesi la loro denominazione) per la buona riuscita del campo intitolato a Rocco Gatto: Acquasparta (Pippo Fava), Foligno (Caterina Nencioni), Perugia (Antonio Montinaro). Determinante anche il ruolo svolto dalle volontarie del sindacato pensionati Spi-Cgil. Il supporto logistico è stato garantito dall’amministrazione comunale di Pietralunga. Nel video di oggi anche un breve reportage sul lavoro di sgombero dei terreni attorno ai fabbricati confiscati di Pietralunga: un’attività suggellata dalla messa a dimora di una giovane pianta di olivo.