Nella democrazia sovranista che combatte il sistema avvolgente della globalizzazione mercantile con la geografia a geometria variabile della grandezza dello stato/nazione, un posto dirimente lo ha la guerra guerreggiata.
Il re non è semplicemente nudo, ma della sua nudità ha fatto propaganda. Il governo di destra israeliano ha tolto la maschera, mantenendo la supponenza, ha fatto finire il carnevale democratico, trasformando i coriandoli in bombe e le stelle filanti in missili. Ha di fatto imposto la brutalità della guerra in nome e per conto della democrazia. E la democrazia non ha trovato di meglio che rispondere presente.
Oggi è chiaro a tutti come il fantomatico Occidente, dai principi saldi e dai diritti garantiti, non si limiti a rispondere al ricatto armato del nemico di turno, ma faccia della superiorità militare dottrina politica e della dottrina politica egemonia militare. Certo il nemico rimane sempre brutto e cattivo, certo la superiorità morale risulta grimaldello imprescindibile, certo la minaccia incombente rappresentata dall’altro resta paradigma insostituibile che fa tutt’uno del presente e del futuro, e quanti altri certo il sistema informativo, che mai si fa propaganda, potrebbe sfornare nel giustificare l’ingiustificabile.
Eh sì perché i sovranisti al comando ben conoscono l’importanza della comunicazione, ben sanno che la realtà coincide con il racconto e non con l’avvenuto, e il sistema informativo, dal canto suo, ben sa come il potere non vada troppo osteggiato, come il racconto debba essere funzionale al contesto piuttosto che aderente al reale. D’altronde la guerra è un sistema per sé e in sé, l’imposizione della guerra da parte del più armato – questo deve essere chiaro a tutti noi – porta con sé che ogni ramo della contemporaneità indossi l’elmetto perché in fin dei conti la guerra riduce la complessità molteplice a riduzionismo binario.
La guerra chiama guerra, un labirinto senza uscita in cui si risolvono i problemi creati dalla guerra con le soluzioni portate dalla guerra. Un solipsismo orgiastico che fa della morte e della distruzione simbolo di potenza, un circuito chiuso che si autoalimenta negando al contempo ogni alternativa. Di fronte all’orrore perpetrato sulla popolazione palestinese, nel momento in cui, seppur timidamente, lo sdegno dei più sembra chieder conto alla democrazia israeliana, la democrazia israeliana cosa fa? Non trova di meglio che aprire un nuovo fronte di guerra con un nemico ancor più terribile del terribile Hamas, declassando l’unilateralità della mattanza della striscia di Gaza, relegandola in questione di secondo piano. E il mondo occidentale cosa fa? Accantona lo sdegno, senza alcuna timidezza, e si riallinea festante alla rotta belligerante imposta da Netanyahu, che da “criminale” si fa “salvatore”.
Su tutti spicca il neo cancelliere tedesco che dopo aver rivendicato con orgoglio teutonico di voler costruire l’esercito più forte d’Europa, rende i massimi onori al governo israeliano che si è preso la briga di svolgere il lavoro sporco in nome e per conto di tutti. E il sistema informativo occidentale cosa fa? Mette in terza pagina lo sdegno e dipinge Netanyahu come genio assoluto, come politico di alto rango capace di trasformare un vicolo cieco in autostrada e una posizione di debolezza in punto di dominio. Insomma un vero e proprio capolavoro del ribaltamento, in cui goffo sembra muoversi il capo di tutti i sovranisti e di tutti i ribaltatori, quel miliardario divenuto presidente e per questo ancor più miliardario, quel Trump che fa del tutto e del suo contrario marchio di fabbrica e che non si capisce se sia locomotore o carrozza nel groviglio mediorientale. Quel Trump che dalla pace da imporre in 24 ore rivendicata in campagna elettorale, sembra oggi voler passare alla minaccia dell’intervento diretto degli Usa in guerra.
I guerrieri del giorno e della notte si sono impossessati della politica mondiale, relegando la forza economico-logistica della Cina in una posizione di impotente imbarazzo. La guerra non è più prosecuzione della politica con altri mezzi, ma unico approdo della politica che non conosce altri mezzi. Non si tratta più di esportare la democrazia imponendola con la guerra, ma di fare della guerra simbolo di democrazia.
Ma in tutto questo giubilo per il lavoro sporco, che qualcuno deve pur fare, cosa succede ai bambini, agli anziani, alle donne e agli uomini della striscia di Gaza? Quello che gli succede da troppo tempo, continuano a morire di fame, di stenti, di guerra, di vendetta nobile e di indifferenza cinica. Non meritano la ribalta mondiale, che con fatica avevano conquistato, perché quel “genio assoluto” di Netanyahu ha costruito in men che non si dica un’altra fantastica guerra guerreggiata imbarcando l’intero occidente, ha deciso di far morire altre donne, altri bambini, altri anziani e altri uomini in un altrove definito la patria del male assoluto.
I guerrieri del giorno e della notte giocano cinici con le vite umane in attesa di definire il nuovo nemico che prima o poi coinciderà con la Cina attraverso la questione irrisolta, che troppi vogliono irrisolvibile di Taiwan. Scambiatevi un segno di pace, che la guerra è con tutti noi.