L’editore Il Formichiere ha pubblicato un libro che raccoglie alcune delle vignette che Ulderico Sbarra ha pubblicato in questi anni su Cronache Umbre e non solo. Il libro si intitola “Meloni romani & zucche locali”. Fabrizio Marcucci ne ha scritto una delle prefazioni che riportiamo qui
La satira vanta una tradizione gloriosa in Italia. Ha accompagnato per decenni l’attualità politica e l’evoluzione del costume tentando di svelare l’al di là che c’era dietro dichiarazioni e prese di posizione ufficiali. L’ha fatto con gli strumenti più vari: testi, vignette, “falsi d’autore”, trasmissioni televisive, riviste.
Cambiando i protagonisti, e soprattutto i modi della comunicazione politica – così come il costume – la satira ha subìto un contraccolpo. Quello che è successo è stato il venire meno di un certo pudore che aveva accompagnato per lungo tempo la vita pubblica. Quel pudore era un velo che da un lato era frutto di un’ipocrisia bigotta, ma dall’altro era uno strumento per rendere civili le interazioni pubbliche. Quanto più il velo era consistente – alcune volte addirittura grossolano – tanto più scostarlo era semplice. E così, per ricorrere a una formula tanto felice quanto abusata, si mostrava il re nudo.
Oggi tutto questo è più difficile. Perché il re è già nudo. Anzi: ama mostrarsi nudo, considera questa una qualità. Il velo del pudore è diventato sottilissimo, ai limiti dell’inconsistenza, poiché la ricerca della vicinanza ai presunti umori del popolo, nella convinzione che il popolo non usi pudore, ha reso la comunicazione politica – anzi, la stessa costruzione dei personaggi politici – pressoché prive di quella patina protettiva che rendeva civili e presentabili le cose dette e le persone che le pronunciavano. C’è stato insomma uno scivolamento verso il basso che ha reso difficilissimo il compito della satira, che svelava semmai il basso che si celava dietro il fintamente alto. Nel momento in cui il livello si fa basso di per sé – nel momento in cui una leader usa consapevolmente una mimica facciale che avrebbe rubato il mestiere ad Alighiero Noschese; ai tempi in cui su youtube si rinvengono video di un leader che intona cori da stadio contro i napoletani – la satira rischia di perdere senso. È la realtà che si è fatta satira di se stessa, anestetizzando così il potere anticonformista della satira vera.
Per questo le vignette contenute in questo volume acquistano un valore ancora più alto. Non sono solo lo sforzo di svelare la nudità autentica dietro la nudità fisica del potere di oggi che ama mostrarsi già nudo di per sé, considerando quest’attitudine portatrice di consenso. Esse portano anche il linguaggio della satira, la sua scorrettezza a fin di bene, in una terra, l’Umbria, sempre più a rischio di marginalità e conformismo. Fare satira oggi, e farla in questa terra, è anche il tentativo di contribuire a innalzare il livello che la comunicazione politica (e la politica tout court) e il costume – dietro l’alibi di una presunta autenticità – hanno abbassato impietosamente.