Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi
Commenti

Il teatrino della politica in salsa ternana

 

L’espressione teatrino della politica è usata per sottolineare la ritualità collaudata di tattica e strategie messa in campo da soggetti che recitano ciascuno la propria parte. Il consiglio comunale di Terni con l’avvento dello scomposto sindaco Bandecchi ha fatto dell’irritualità costante teatrino e dello sboccato andante politica. Il teatrino bandecchiano vede un mattatore unico (o Stefano o nulla) e una serie di spalle/comparse (avversari, amici, consiglieri, assessori) utilizzate per amplificare se stesso. L’irrituale con il tempo si è fatto abusata ripetitività scenica e lo sboccato un marchio di fabbrica rivendicato dal mattatore e riconosciuto unanimemente dalle spalle/comparse. Solitamente, e questo la dice lunga sulla degenerazione complessiva, la recita vede come pretesto il fatto personale, la chiamata in causa diretta: gli interventi nel consiglio comunale ternano spesso prescindono dalla discussione generale e discendono direttamente dalla necessità che avverte ciascuno di difendere la propria onorabilità messa in discussione dall’intervento dell’altro. Perché vuole intervenire? Chiede con garbo istituzionale il presidente del consiglio. Per fatto personale, risponde pronto il richiedente aprendo le porte a un tamburellante duetto che dimentico del bene comune e delle questioni che interessano tutti fa della singolar tenzone tra duellanti offesi l’unica ragione di stato.

Tanto per esser chiari il consigliere di FdI Marco Cecconi è per Bandecchi il partner preferito, non me ne vogliano gli altri. E per Cecconi l’esser fulcro della coprolalia volontaria e non sindromica di Bandecchi è una sorta di onore irrinunciabile. La rottura dell’accordo elettorale tra destra/centro e Alternativa popolare sancita formalmente in Consiglio ha visto così Bandecchi accusare Cecconi di essere il capopopolo locale dei noncapiteuncazzo che grazie al loro noncapireuncazzoprovinciale si devono oggi attaccarealcazzo perché facendo saltare un accordo nazionale dalle mirabolanti prospettive si sono condannati al passeggio impotente nel cieco del vicolo, mentre lui è libero di fare quelcazzochevuole. Abbandonato Cecconi a se stesso lo show man, dopo aver rivendicato l’eccellenza del prodotto tipico e l’inclusività sociale come baluardo di un bando per la mensa scolastica che non voleva fare perché dispendioso e non qualitativamente all’altezza, dopo aver ricordato a tutti di non essere simpatico ma di dire sempre la verità al punto di confondere la vicenda di Ilaria Salis (dell’amico Orban) con la liberazione di Cecilia Sala (del nemico Iran), ha dato il meglio di sé, con tipico cambio scena, nel duetto improvvisato con il neo assessore regionale De Rebotti. Qui la franchezza propria del pane al pane e del vino al vino, che altro non è se non bagaglio attoriale, si è unita alla solita liturgica sequenza del cazzoprotagonismo. Il sindaco per l’occasione si è riscoperto ambientalista tout court, l’assessore Cardinali, atterrito, deve aver visto volteggiare sull’alto delle proprie competenze il fantasma integralista della Aiello, e tutore unico della salute dei suoi cittadini, facendo risultare scialba a tal proposito finanche la radicalità notoria in materia dell’altro neo assessore ternano De Luca. Il discorso del sindaco fila liscio come l’olio e sembra proprio non fare una piega, rivolgendosi direttamente a De Rebotti alla ricerca di una comunanza di intenti istituzionale afferma senza tentennamenti: l’accordo di programma di cui tanto si continua a parlare è stato raggiunto in ottobre e prevede, con tanto di finanziamento statale e comunitario, il disinquinamento della città industriale. Le istituzioni compatte quindi devono costringere Arvedi a firmare senza pretendere nulla in cambio, perché lui si è rotto di far respirare ai suoi cittadini la schifezza che esce dai camini di viale Brin e di veder morire impotente bambini, donne e uomini. Basta farsi prendere per il culo da chi rivendica solo a Terni, non a Taranto non a Cremona, il privilegio di avere un prezzo di favore per l’energia, in un Paese che non è in grado di tutelare i cosiddetti vulnerabili, con tanto di richiamo al nucleare e alla sudditanza storica dell’Italia democristiana verso i petrolieri. Le chiacchiere, tanto per non perdere l’abitudine, non portano a un beatocazzo e lui si è rotto talmente i coglioni, che, e qui passa senza veli al minatorio istituzionale legato agli iter autorizzativi, se si continua con questo balletto dell’ipocrisia concederà nell’anno del mai la licenza per la discarica Ast.

Con il defenestramento dell’assessora Aiello, considerata un ostacolo alla necessaria mediazione con la proprietà di viale Brin, e l’avvento dell’assessore competente e innamorato della città proveniente dal sindacato “rosso”, Bandecchi aveva dato a tutti un segno tangibile del suo realismo senza mai dimenticare il suo essere re, aveva chiaramente indicato la disponibilità del Comune al compromesso. Con l’attacco frontale alle pretese, da lui considerate assurde, di Arvedi sull’energia e il richiamo alle istituzioni di non calare le braghe di fronte al ricatto occupazionale che storicamente la fabbrica ha sempre esercitato sulla città, Bandecchi compie l’ennesima pirotecnica giravolta, a parole visto che Cardinali rimane assessore e Aiello lenzuolo senza corpo, ben sapendo che la partita si gioca per intero nel campo della mediazione politica e non nella contestualizzazione tematica, sia essa ambientale, occupazionale, economica.

Agitare la sovversione tattica per raggiungere la restaurazione strategica questo forse il fine ultimo di ogni buon liberale di destra seppur atipico come il sindaco di Terni. Il tempo ci svelerà l’arcano, palesando il coperto odierno delle carte di ciascun protagonista, per ora non rimane che registrare la teatralizzazione della politica (di corte) in salsa ternana. A tal proposito la degna chiusura la affidiamo al duetto Bandecchi/De Rebotti sul comunismo paterno che l’assessore regionale ha esteso anche al nonno, e sul richiamo al rispetto reciproco tra le parti dell’ex sindaco di Narni, liberale e di sinistra in discontinuità con la sua storia familiare, a cui Bandecchi ha prontamente risposto con empatico entusiasmo agitando le radici comuni di fascismo e comunismo: voi di sinistra mi fate un po’ schifo.

Il teatrino della politica ternana in fondo cambia copioni e comparse, ma non il mattatore, il solo a poter determinare il prezzo del biglietto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *